RASSEGNA STAMPA

Decontribuzione al Sud fino a 2020

27.09.2015

Intervista rilasciata a Nando Santonastaso, pubblicata su Il Mattino

La proposta di legge è già agli atti del Parlamento. Francesco Boccia, Presidente pd della Commissione Bilancio della Camera, lancia una sfida alla politica alla vigilia dell' avvio delle audizioni sulla nota di aggiornamento del Def e a poco più di venti giorni dall' approvazione della nuova Legge di Stabilità. L'obiettivo è garantire al Mezzogiorno gli sgravi fiscali per le nuove assunzioni di giovani disoccupati fino al 2020, utilizzando esclusivamente le risorse già previste dall' Europa e il cui effetto, come è previsto dalle attuali norme, si estenderà fino al 2022.

Cosa vuol dire, esattamente? La discussione in atto sulle misure per il Sud nella legge di Stabilità non ruota già attorno all' ipotesi di decontribuzione per le imprese che assumono nel Mezzogiorno?
«Io vado oltre. La mia iniziativa punta a rendere la decontribuzione strutturale fino alla scadenza conclusiva della programmazione dei fondi europei della nuova programmazione 2014-2020 che, come si sa, prevede poi altri due anni per completare la spesa. Il ragionamento è semplice: una impresa, anche straniera, che avesse interesse ad investire nel Sud e ad assumere troverebbe enorme convenienza in norme pluriennali e non, come purtroppo accade, confuse e a scadenza limitata».

Vuol dire allora che un eventuale provvedimento di sgravi fiscali per assunzioni al Sud dovrebbe durare più dei tre anni di cui si sta parlando in queste settimane?
«Proprio così. Il Sud non ha più bisogno di provvedimenti a tempo ma, come ho detto, di certezze pluriennali che possono convincere gli imprenditori a investire in questo territorio. Se io so che posso contare su sgravi della durata analoga a quella prevista dalla programmazione dei fondi europei avrò sicuramente maggiore convenienza ad andare avanti nel mio progetto».

Non teme, così, che ci sarebbe un problema di coperture e quindi di risorse?
«Niente affatto. Noi parliamo di soldi del sud che devono essere spesi nel sud, indicando una strada diretta e trasparente che impedisca di perpetuare ancora il meccanismo in base al quale per ottenere risorse si deve bussare per forza alla politica o a questa o quella commissione.
Dobbiamo mettere fine al mercato dei bandi discrezionali, bisogna voltare pagina evitando che risorse del sud vengano spese su scala nazionale come è accaduto per la decontribuzione in vigore quest' anno e decisa nella Legge di Stabilità 2014».

Ma la gestione dei fondi europei 2014 – 2020 non è già stata definita dall' Accordo di Partenariato sottoscritto dal Governo italiano e dalla Commissione Europea nella scorsa primavera? È possibile secondo lei rimetterlo in discussione?
«Il punto non è questo. A me pare che undici programmi operativi nazionali siano decisamente troppi.
È come se l' esperienza della vecchia programmazione non ci avesse insegnato nulla: eppure, lo dimostra la cronaca di questi giorni, molte risorse non sono state ancora spese a due anni di distanza dalla scadenza dei termini europei. Né va tralasciato di considerare che siamo ormai alla fine del 2015 e non un solo euro della programmazione 2014-2020 è stato ancora speso».

Che risposte ha avuto dai governatori delle Regioni meridionali?
«Tutti si sono detti d' accordo in ogni occasione in cui, dopo la direzione nazionale di agosto, ci siamo confrontati come pd sul masterplan per il Mezzogiorno. Si tratta di un' occasione unica perché, oltre alla decontribuzione, le misure in cantiere per un credito d' imposta destinato alle imprese del sud su investimenti e ricerca, su cui Renzi e Padoan mi sembrano in perfetta sintonia, possono garantire un reale impulso alla crescita dell' occupazione e del lavoro. Certo, tutto questo non può prescindere, a mio parere, dall' esigenza di riunire sotto una sola responsabilità le varie competenze che si occupano di sud, dal Cipe ad Invitalia, all' Agenzia per la Coesione Territoriale. Si è fatto un errore, a mio giudizio, nel dividere i fondi strutturali dalle politiche infrastrutturali, ma io credo che sia giunto il momento di rimettere ordine e di riprendere il cammino che aveva iniziato l' allora ministro Barca con risultati confortanti».

Sta pensando anche ad un ministro ad hoc per il Sud?
«No, osservo però che il Governo, che pure ha finalmente rotto gli indugi, e si sta occupando attivamente del mezzogiorno, ha ancora vuota la casella del ministro per gli affari regionali. L' importante non è coprire un vuoto, però, ma scegliere una strategia unica per le aree deboli. I consensi, su questa strada, non mancheranno di certo».
 

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