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Riforma delle Popolari nata male e proseguita peggio. Possibile correggere errori in extremis

02.12.2016

“I dubbi sulla costituzionalità della riforma delle banche popolari sollevati dai soci e dalle associazioni sono gli stessi che in questi due anni hanno portato alcuni di noi a sottolineare, in Parlamento e nel dibattito pubblico, come fosse necessario inserire la riforma stessa del sistema, necessaria per fare ordine, in un contesto più rigoroso, caratterizzato dallo smaltimento preventivo delle sofferenze e dal consolidamento del sistema bancario”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che ha sempre criticato la riforma delle Popolari, non votandola in Parlamento nel 2015.

“Aver voluto insistere, come al solito, senza ascoltare non solo i dubbi delle opposizioni ma anche quelli di molti esponenti del PD e della maggioranza, espone tutti noi oggi e lo stesso sistema bancario ad un ulteriore rischio caos. Ora che – aggiunge Boccia, che ricorda come anche nell’ultimo decreto fiscale si era provato ad intervenire, senza successo, sulle Popolari – il Consiglio di Stato rileva la ‘non manifesta infondatezza’ delle questioni di legittimità costituzionale, sospendendo parzialmente l’efficacia della circolare impugnata da Banca d’Italia, aumenta l’amarezza perché tutto questo si poteva facilmente evitare. Di tutto avremmo avuto bisogno in un momento così delicato per il Paese, tranne che dell’ennesima conferma che ascoltare le ragioni degli altri con maggiore umiltà serve a fare meglio riforme complesse”.

“La limitazione del rimborso delle azioni oggetto di recesso e le soglie per la trasformazione in spa erano e restano due temi molto delicati su cui il Parlamento anche in quest'ultimo mese aveva avuto l’opportunità di intervenire ma non è stato possibile a causa dell’intransigenza del governo. Ora non è il caso di drammatizzare; da lunedì bisognerà dare delle risposte chiare ai mercati, provando ad avere più umiltà nell’aggiustare le cose che non funzionano. Non è mai troppo tardi per correggere gli errori”. 

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