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Bes e bilancio di genere rivoluzioni culturali

28.10.2016

“Nella riforma del Bilancio dello Stato approvato lo scorso luglio, abbiamo inserito il Bes e il Bilancio di genere; è stata una rivoluzione culturale. Con il Bes, che misura il Benessere equo e sostenibile attraverso degli indicatori condivisi, gli italiani finalmente distingueranno tra le forze politiche chi mette le risorse, cosa ci fa e se è in grado di ottenere risultati. Questi indicatori saranno misurabili e valutabili da un anno all'altro in parlamento durante il confronto parlamentare previsto dalla riforma del nuovo Bilancio dello Stato che prevede un voto sulle diverse proposte di Bes entro il 15 febbraio.

Se nel bilancio ci metti risorse per far aumentare gli asili nido e l'anno dopo, attraverso gli indicatori, si evince che il numero degli asili non è aumentato, è evidente che rispondi di come hai gestito le risorse. Non basta stanziare per essere a posto con la coscienza, ma fare le cose. Ottenere risultati sempre misurabili”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, intervenendo a "Le donne condizione della crescita", organizzato a Montecitorio dalla presidente della Camera, Laura Boldrini.

“Va ricordato – ha proseguito Boccia - il merito della collega Susanna Cenni del Partito Democratico che ha presentato l'emendamento sul Bilancio di genere alla riforma e ci ha sempre creduto. Accolto inizialmente con un po’ di scetticismo, noi abbiamo deciso di andare avanti, anche grazie al peso istituzionale della presidente Boldrini, obbligando la burocrazia a fare in sede di costruzione del bilancio pubblico qualche esercizio contabile in più. Questa volta utile e necessario".

 

“Se l’equiparazione e la difesa dei diritti è il nostro obiettivo comune - ha continuato - allora la politica deve smetterla con i bonus occasionali, è necessario mettere in campo politiche onnicomprensive. Se si ha un diritto deve essere garantito in maniera automatica, senza alcuna intermediazione della politica o della burocrazia che deve dirci chi siamo e se abbiamo figli. Se sei in quella condizione hai diritto e basta. Mettiamo insieme tutte le risorse destinate a povertà e welfare famigliare, e parliamo di 4.5 mld frammentati tra bonus, voucher e social card, e creiamo uno strumento unico e automatico per tutti coloro che ne hanno i requisiti”.

“Va apprezzato e sostenuto lo sforzo del governo sulle singole misure, ma ora serve fare un serio quadro d’insieme. Tutte le richieste ascoltate durante il dibattito, dai congedi parentali alle detraibilità varie, non possono più essere il risultato di un welfare ‘à la carte’. Hai diritto? Ottieni senza doverlo per forza dimostrare. Se hai un figlio è automatico che hai quei diritti. Sei uomo o donna? I congedi parentali sono gli stessi. E così via. Senza scrivere chi sei, lo Stato lo sa già. Deve solo essere autorizzato a essere più efficiente dalle nostre norme. Questo dev'essere il nostro obiettivo comune. Basta con il welfare ‘à la carte’. Serve automatismo per la garanzia dei diritti connessi alla condizione di donne, bambini e famiglie”.

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