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Dal G20 fine dell'omertà su evasione digitale. Ora i fatti

05.09.2016

Anche la Cina parte con la webtax

“Dovevamo arrivare a cifre stellari di elusione fiscale per ottenere un minimo di attenzione dei grandi della terra su uno dei principali problemi della nuova rivoluzione del capitalismo moderno: la dematerializzazione della ricchezza. I beni venduti attraverso il commercio elettronico, i sevizi on-line che hanno cambiato la vita di interi comparti dal turismo, ai trasporti, alle attività ricettive, dall'informazione a sicurezza e sanità richiedono una moderna regolazione fiscale. Anche la Cina ha annunciato la fine del farwest fiscale, annunciando una webtax sulla raccolta pubblicitaria e sul commercio proprio a tutela dei consumatori e degli utenti, con le principali multinazionali come Alibaba, Baidu e Tencent consapevoli della necessità di pagare le imposte”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, autore delle prima riforma sulla webtax presentata e approvata nel 2013.

“Le dimensioni del fenomeno – prosegue Boccia - hanno finalmente spazzato via quella cortina di omertà che aveva caratterizzato fino ad oggi le posizioni dei grandi Paesi sul tema fiscale. Mi auguro che l'Italia, nelle prossime settimane, giochi un ruolo fondamentale. Dai G20 di solito si viene fuori con buoni propositi; ora conteranno solo i fatti e l'Europa ha poche settimane per dimostrare di non essere solo un luogo di sanzioni che arrivano fuori tempo massimo. L'Italia, dal canto suo, deve dimostrare di guidare questo processo nonostante i tre anni persi dal 2013, anno dell'introduzione, poi bloccata, della webtax”.

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