RASSEGNA STAMPA

Con il via alle riforme maggior controllo dei costi

10.07.2014

da La Gazzetta del Mezzogiorno

“Col nuovo Senato decisioni veloci. Maglie strette sulla finanza regionale”

“Con il 119 è modificata la disciplina dell’autonomia di entrata e di spesa e dei rapporti tra Stato e autonomie”

Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera: con le modifiche istituzionali in atto, dal nuovo Senato al Titolo V, c’è il rischio che la spesa pubblica possa aumentare?

“Le riforme costituzionali in discussione al Senato rappresentano un primo vero passaggio storico di superamento del bicameralismo. Fatico a capire come si potrebbe aumentare la spesa con i ritocchi previsti all’art. 81. L’equilibrio di bilancio assicurato dallo Stato attraverso l’equilibrio di entrate e spese, resta invariato”.

Ma non si aprirebbe un perenne contenzioso tra Camera e Senato?

“Proprio il meccanismo di cui parlavo ha impedito in questi anni difficili l’aumento a sproposito di altro debito pagato dalle future generazioni così come accaduto nei 30anni precedenti; intere generazioni hanno vissuto attraverso debiti dello Stato che pagano oggi figli e nipoti. L’81 consentirà al Senato riformato di deliberare proposte di modifica entro 15 giorni dalla trasmissione solo a certe condizioni e con la maggioranza assoluta dei componenti. Francamente la norma ha una valenza politica, sono disposto a discutere se abbia senso o meno dare questa facoltà al Senato e probabilmente non ha senso fino in fondo, ma dire che provoca aumento della spesa è francamente sbagliato”.

E sulla riforma del Titolo V?

“Su questo sono d’accordo con Rocco Palese, è stata una riforma sbagliata. Personalmente l’ho sempre detto. Prima da docente universitario pubblicando contro quella riforma numerose valutazioni critiche e poi da legislatore. Non faccio fatica a condividerne le critiche che arrivano da Palese, ma con altrettanta autocritica mi aspetterei da Forza Italia una presa di distanza da quella pessima riforma sulla Devolution che fu, fortunatamente bloccata dagli italiani non consentendo l’ottenimento del quorum referendario. Ma di quella riforma, spesso richiamata con nostalgia da Salvini e dallo Stato maggiore della Lega, i dirigenti politici di centrodestra spesso fanno finta di non ricordare come e quanto divideva il paese trasformando l’Italia in una sorta di Scozia. Un’aberrazione che per fortuna degli italiani non ha mai visto la luce”.

Quali sono i vantaggi del superamento del bicamerismo?

“Resto convinto che il passaggio dall’attuale bicameralismo al modello proposto nella riforma in discussione al Senato intanto ci consente di ottenere una prima certezza: la celerità nelle decisioni. Non è possibile che una legge di spesa o una qualsiasi riforma debba aspettare 2 mesi se va bene (con la velocità del mondo attuale anche per un decreto legge è un tempo infinito) e da 6 mesi a un anno per deleghe del Parlamento al Governo o per una semplice proposta di legge di tipo parlamentare. Sono tempi non conciliabili con il mondo in cui viviamo”.

E che dice dell’Art. 119?

“ È evidente la prima vera novità: si cancellano le Province. Poi, e lo ribadisco, un minuto dopo l’approvazione definitiva è necessario trasferire le funzioni ai comuni e alle regioni perché il dl Delrio, cosa che ho detto dal primo momento, evita le elezioni delle Province, taglia i costi della politica, ma si ferma lì. Questo inutile circo connesso alla definizione di chi fa il presidente della Provincia tra i sindaci è una cosa francamente fuori luogo. Sarà fatto a settembre, ma per quanto mi riguarda la considero un ponte che porta alla cancellazione definitiva. Poi per le strade provinciali ci penserà un’assemblea permanente dei sindaci senza le liturgie che anche in questi giorni mi pare di scorgere nelle segreterie dei partiti che faticano a capire che il mondo è cambiato. Oppure banalmente non vogliono cambiare”.

Ma sui costi?

“Con il 119 non viene modificata la disciplina generale dell’autonomia finanziaria di entrata e di spesa e dei rapporti tra Stato e autonomie, ma il raccordo con i principi di coordinamento di finanza pubblica, non potrà che spingere  il legislatore a definire maglie è più stringenti sulla legislazione concorrente oggi vero buco nero del nostro sistema. Insomma, personalmente ritengo che un controllo più stringente alla finanza regionale vada esercitato e praticato”.

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