“È evidente che senza una giusta e equa tassazione dell'economia digitale le OTT (over the top), oggi catalogabili di fatto tra gli elusori totali, si sentono legittimate ad operare nel mercato come più conviene. Gravissimo, e al tempo stesso emblematico, il caso dei rincari dei prodotti Apple dopo la norma del governo sull'equo compenso per copia privata. Le multinazionali del web quando si tratta di pagare un contributo giusto nel Paese in cui si producono profitti alzano immediate barricate. Forse perché diminuiscono di qualche centesimo le risorse che finiscono nei loro conti offshore?Questi comportamenti non sono più tollerabili, soprattutto di fronte a tutte quelle aziende che pagano regolarmente e con grandi sacrifici quanto dovuto al fisco italiano. Vista la vergognosa reazione di Apple, se non ci sarà in Europa entro l’autunno una disciplina condivisa sulle imposte connesse all’economia digitale, l’unica strada percorribile per l’Italia in vista della legge di stabilità 2015 sarà quella di inasprire le sanzioni, rafforzando ulteriormente il meccanismo introdotto con la cosiddetta ‘webtax’ 2014, attivando attraverso il ruling un recupero di risorse non inferiore al miliardo l’anno da riversare interamente ai consumatori italiani attraverso adeguati crediti d’imposta. Questa vicenda rafforza la convinzione della corretta battaglia parlamentare fatta in Italia contro l’elusione fiscale delle Ott che sono passate dai soli 6 milioni di euro di imposte pagate nel 2013 ai 137 del 2014, più i limitati introiti connessi al decreto dell’equo compenso. Ma se la reazione delle multinazionali è questa, in assenza di una disciplina UE diventerà obbligatorio mettere mano alle sanzioni sul modello francese, ipotizzando introiti non inferiori al miliardo l’anno, per un mercato complessivo che ormai supera i 25 miliardi, totalmente esentasse. Eppure, c’è qualcuno tra opinionisti e politici che continua a difendere questa intollerabile emorragia finanziaria a favore dei conti offshore delle multinazionali dell’economia digitale”. Così Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera.