Il presidente Juve: "Riforme non traghettatori. Abete? Lasci pure Coni e Uefa. E Prandelli si è smarcato". Poi il chiarimento col c.t.
"Tavecchio? Ha ufficializ zato la sua disponibilità, ha il forte supporto di Carraro, cioè il supporto di un sistema che vie ne da lontano. Noi faremo delle valutazioni percercare qualcosa di nuovo". Andrea Agnelli, pre sidente della Juventus, parte su bito all’attacco del, finora, unico candidato alla presidenza della Federcalcio. Non trattiene il suo disappunto neanche davanti al le parole "concilianti" del presi dente del Coni Giovanni Malagò, che parla pure delle difficoltà di trovare un manager "super full time" che si accontenti di 36mila euro lordi l’anno, e aggiunge: "Comunque si sa benissimo quello che non si vuole". Insomma, Agnelli boccia Tavecchio, ma boccia anche Abete - "Ha dato le dimissioni nel pieno della crisi politica, il suo è stato un gesto irresponsabile" e chiede le sue "dimissioni anche dalla Giunta Coni e dalla vicepresidenza Uefa"- e ha parole sarcastiche perfino nei confronti dell’ex c.t. Cesare Prandelli (che con Abete "si è smarcato nel mo mento del bisogno"), con cui ironizza pure sul diverso sistema fiscale turco. Il chiarimento. E almeno con Prandelli un chiarimento c’è stato. L’ex c.t. a Sky sport spiega in serata: "Ho parlato con Andrea Agnelli, il suo commento sulle mie dimissioni era soltanto una battuta", giura. L’occasione per l’affondo del presidente della Juventus è stata la presentazione a Montecitorio (ospite del presidente Pd della Commissione Bilancio Francesco Boccia) di una ricerca su "L’impatto economico dello sport in Italia". Occasione anche per un incontro riservato di 20 minuti con il presidente del Coni Malagò e il segretario generale Fabbricini. Grandi manovre Andrea Agnelli alla guida della Federcalcio vuole "un ex calciatore con grande autorevolezza" come Platini (presidente dell’Uefa) o Rummenigge (alla guida dell’Eca): "Quando entrano loro gli altri sentono il dovere di alzarsi in piedi - racconta -. Farei fatica a riconoscere la stessa autorevolezza a Tavecchio". In verità il numero uno della Lega Dilettanti con Platini è grande amico e spesso è ospite a Nyon. Comunque alla precisa domanda se il suo candidato è Demetrio Albertini, Agnelli preferisce non fare nomi, ma cita un gruppo di grandi ex a cavallo tra i ‘90 e i 2000: "Rispondono all’identikit anche Vialli, Maldini, Cannavaro, Costacurta...". Suggestioni, al momento niente di più. E pure la candidatura di Albertini per ora resta virtuale. Le Leghe professionistiche che rappresentano il 34% dell’elettorato (12 la A, 5 la B e 17 la Le ga Pro) sembrano spaccate. La Serie A non riuscirebbe a esprimere una propria candidatura: otto sarebbero pro Tavecchio, altrettante contro, con quattro indecise (di cui tre più orientate su Tavecchio). La Serie B, che oggi tiene la sua assemblea a Milano, è probabile che abbia la stessa divisione, inoltre a pesare sulle velleità di Abodi c’è quella mutualità che la Lega maggiore potrebbe ridurre drasticamente. Ancora incerta la Lega Pro, ma anche lì sicura mente esistono anime diverse. E un commissario? Anche se Malagò ammette che se "l’11 agosto non si avrà un presidente il commissariamento è un diritto e un dovere", la situazione è più complessa. Difficile che si possa arrivare a un nulla di fatto, per l’elezione del presidente basta il 50% più uno dei voti, ma potrebbero prepararsi tempi duri soprattutto per quelle riforme che tutti auspicano: governance, campionati, giovani.