RASSEGNA STAMPA

Un errore fare della riforma un' arena

12.10.2016

Intervista rilasciata a Michele Cozzi, pubblicata su La Gazzetta del Mezzogiorno

Francesco Boccia, presidente commissione Bilancio della Camera: una Direzione di fuoco. Che ne pensa?
«Come sempre la direzione di un partito vero. Un luogo in cui la politica è fatta in carne e ossa. Si possono non condividere le proposte del Pd ma qualcuno può dirmi in quale altro contesto politico è possibile seguire un confronto alla luce del sole così vero? È l'ultimo grande partito di massa del Paese».

Il Pd è sull'orlo della scissione, come ha evocato Cuperlo?
«No. Escludo che questo possa essere l'epilogo di un confronto difficile e sotto molti aspetti sofferto come avviene sulla riforma costituzionale. Per questa ragione ho chiesto al segretario di assumere l'iniziativa politica direttamente. Non credo ai gruppi di lavoro per una fase così delicata e complessa. Se finisce male perdiamo tutti, non vince nessuno. Renzi, nella qualità di segretario politico ha il dovere di trovare una mediazione finale».

Lo scontro reale è sulle riforme o sulla stagione del renzismo?
«Io penso sia condizionato da un insieme di ragioni. Le riforme da un lato sono state fatte con alcuni strattoni e accelerazioni che si potevano evitare. La Costituzione del '48 era considerata di tutti allora ed è stato così per quasi 70 anni. Oggi non si cambia la prima parte, io non sarei mai stato d'accordo così ma solo con una Costituente, ma si cambia la seconda parte afferente l'organizzazione delle istituzioni. Anche se ha molto senso adattarle ai tempi in cui viviamo, farlo con mezzo Parlamento fuori dall'Aula non ha aiutato il confronto culturale e ha acuito le tensioni interne».

Esiste un renzismo oppure è solo una definizione di comodo?
«D'altra parte questo è quello che lei definisce renzismo. Osannato da alcuni e detestato da altri. Io penso che se c'è un merito che va riconosciuto a Renzi in questa stagione politica è proprio l' aver dato alcune scosse su temi a lungo imbrigliati nelle liturgie politiche: dai diritti civili, al lavoro, dal Pd nel Pse, all'Europa. In alcuni casi le scosse sono servite, in altri si potevano evitare. Sulla Costituzione e la nuova legge elettorale avrebbe avuto senso compattare almeno il proprio partito. Il renzismo non prevede la ricerca dell'unità pre ventiva. Vedremo se il tempo darà ragione a questo stile di guida oppure no. Penso che alla fine lo scontro sia una diversa visione della politica. Per questo avrei evitato di far diventare le riforme un'arena e avrei preferito nel Pd un congresso anticipato.

La sinistra del Pd alza i toni per il rischio di lasciare il campo libero a D'Alema?
«Non penso sia questo il problema. D'Alema dice la sua e va rispettato come vanno rispettati tutti coloro che votano si perché credono in una nuova forma di organizzazione dello Stato. I toni si stanno alzando perché il tempo passa, la data del voto si avvicina ed è inevitabile prendere una decisione definitiva. Sì o No. E il nervosismo quando non c'è unità prende inevitabilmente il sopravvento. Non è mai troppo tardi per correre ai ripari, ma penso che fissare sin da subito l'apertura del congresso dopo il 4 dicembre potrebbe consentire a tutti di avere la certezza di mettere le proprie ragioni in una nuova idea di partito democratico indipendentemente dall' esito del referendum».

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