RASSEGNA STAMPA

Emiliano sbaglia a rifiutare i soldi del patto con il governo

06.05.2016

Da poche settimane tiene banco il dibattito sull'assegnazione delle risorse derivanti dalla ripartizione del Fondo di sviluppo e coesione. Tiene banco anche il mio appello, per la verità non isolato, al presidente della Regione Michele Emiliano a firmare l'intesa col governo finalizzata a far partire finalmente anche in Puglia il pacchetto di interventi per oltre 9 miliardi. 7,12 mld del Por Fesr 2014-2020 più 2,07 mld del Fondo di Sviluppo e Coesione.

Credo che fare politica sia porre problemi e cercare di risolverli aldilà delle questioni di natura personale e quindi non considero il mio invito al governatore e alla Regione come un peccato di lesa maestà, bensì come un normale e sereno esercizio dialettico di un livello che dovrebbe essere superiore alla quasi quotidiana lista dei buoni e dei cattivi o, peggio, di chi sta con chi. Io penso di stare solo con me stesso e quindi a beneficio dei corifei dell'ultimora, vorrei spiegare per quale motivo io - e non solo io - la penso così senza che ciò possa minimamente intaccare il mio giudizio su Michele che era e resta di profonda e sincera amicizia e stima.

Siccome vedo che anche sedicenti esperti della materia confondono le pere con le mele, ebbene è il caso di chiarire che ci stiamo occupando dell'insieme degli investimenti 2014-2020 tuttora fermi e in particolare delle risorse relative al fondo di sviluppo e coesione in Italia. La sua trasformazione avvenuta nel dicembre 2014 con la legge di Stabilità 2015, quindi quasi due anni fa, ha riguardato tutte le regioni.

Nella stessa legge di stabilità si decise di ridurre una quota dei fondi Pac 2007-2013 per 3,5 miliardi per destinarli alla riduzione delle tasse sul lavoro. La Puglia subì 228,9 milioni di tagli a fronte dei 941. In buona parte sono stati riassorbiti sempre in Puglia dai nuovi assunti nel 2015 che otterranno gli sgravi fino al 2017. Le Regioni nella Conferenza con lo Stato si sono sempre accordate, all'unanimità con il Governo.

Per la cronaca, io, Rocco Palese (tanto per cambiare) e pochi altri criticammo aspramente quella scelta (era Delrio il sottosegretario competente), non per la finalità (condivisibile come la riduzione delle imposte sul lavoro) ma perché ne beneficiavano anche le regioni del nord. Ci fu un confronto franco come è giusto che sia, ma poi si decise di seguire quella strada.

Tutte le regioni del Sud, silenti come spesso accade ai tavoli ufficiali salvo fuochi d'artificio televisivi, accettarono la scelta politica. Puglia compresa. PD di puglia in testa. Da allora però è partita, con le risorse residue, la programmazione mai chiusa sul 2014-2020.

Alla Puglia su quel plafond non è stato toccato nulla proprio per le buone performance del periodo 2007-2013, mentre alle altre regioni sono state fatte alcune riduzioni. Dire ora che la Puglia ha inviato la lista degli investimenti (6,6 miliardi divisi per 115 progetti, molti dei quali senza nemmeno uno studio di fattibilità) e che attende una risposta è un errore perché ci sono 9 miliardi (7 Por e 2 Fsc) fermi che vanno impegnati.

Sono passati due anni e mezzo e siamo fermi: le imprese aspettano di capire quando ci saranno i bandi. Non solo. C'è un problema grosso quanto un casa e riguarda gli  investimenti: la Regione li sbandiera come richiesti. Ma il modello costi benefici è drammatico: non impatta sull'occupazione, non stimola investimenti privati e non produce pil. Si può anche litigare con Renzi o con il Governo di turno sulla destinazione e gli si può, anzi gli si deve dire come e dove sbaglia ma occorre spiegare anche che si ha un'idea forte alternativa che sia una.

Invece siamo alla polemica per la polemica e quindi io da questo punto di vista mi tiro fuori non volendo arrivare all'esasperazione di mettere ai voti anche la tabellina pitagorica. I numeri sono numeri e parlano da soli.

Sul 2014-2020 c'è un Por Fesr pari a 7,12 miliardi. La Puglia è l'unica regione che ha ricevuto con la Basilicata il cofinanziamento nazionale intero al 50% mentre Campania, Sicilia e Calabria, a causa delle loro performance, hanno ottenuto solo il 25%. Questo perché è stata riconosciuta alla Puglia governata da Vendola e dal Pd fino al 2015 una buona performance nel settennio 2007-2013. La legge di stabilità 2015 ha previsto che il Fondo di Sviluppo e Coesione per il periodo 2014-2020 non fosse programmato su base regionale ma per piani operativi con obiettivi nazionali. In questo quadro la Puglia ha a disposizione altri 2 miliardi che, sommati ai 7 del Por, fanno 9. Cosa aspettiamo a firmare e a far partire gli investimenti?

Il mio, più che un rimprovero, è un appello a firmare. Su questo non c'è dubbio, Renzi e De Vincenti hanno sacrosante ragioni. Poi si può discutere sul merito degli investimenti, ma non entrarci dentro e dire solo No è un errore politico.

Nell'attuale ciclo economico non ci sono bacchette magiche (ammesso che vi siano mai state). La crescita passa solo dalle imprese. E le aziende, le uniche in grado di stimolare investimenti privati e quindi capaci di fare occupazione, ci chiedono trasparenza e celerità: nove miliardi andavano spesi in sette anni. Sono già passati due anni e mezzo. Penso sia opportuno firmare chiedendo magari al Governo e al Parlamento ancora maggiore celerità. Non dimenticando gli 800 milioni straordinari per la bonifica di Taranto, gli interventi sull'Alta capacità ferroviaria Bari-Napoli e altre opere finanziate e non previste nel portafogli che il governo oggi vuole dare alla Regione Puglia.

credo sia un dovere formulare un piano degno di questo nome e non una lista un po' raccogliticcia priva di qualsiasi senso strategico. Ma allora perchè non rimodulare il piano e nel frattempo immettere nel sistema quella liquidità in grado di non far morire imprese che hanno già duramente sofferto a causa della crisi ma hanno resistito?

Dico questo non per amore del capitalismo, ma perchè dietro ogni azienda ci sono migliaia di lavoratori legati indissolubilmente al portafoglio ordini della loro direzione commerciale. A noi non interessa la loro tessera di partito. Ci riguarda, e da vicino, solo la loro vita perché dalla loro vita dipende il futuro dei nostri territori.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO



LEGGI ALTRI ARTICOLI