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Contratto unico non è tabù

05.05.2016

Interpretare correttamente industria 4.0 e data economy

“L’Italia è il principale Paese UE ad avere come spina dorsale industriale la realtà delle piccole e medie imprese. Questo tessuto industriale, fatto da 200 territori, ha reso l’Italia forte nel contesto mondiale. Le imprese, però, sono in grado di creare lavoro solo se inserite in un contesto positivo e pronto al confronto costruttivo”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, partecipando ai lavori dell'Assemblea nazionale di Confimi Industria (Confederazione dell'industria manifatturiera italiana e dell'impresa privata), oggi a Roma.

“La concertazione, così come l’abbiamo conosciuta negli anno ’90, è morta, non esiste più. Ma – aggiunge Boccia - quando sindacati e organizzazioni datoriali pongono questioni  cruciali, come avviene oggi, possono incidere più di prima. Il contratto unico oggi non è un tabù.

“L’Europa attraversa una fase in cui è stata interpretata tardi e male, l’industria 4.0 e la rivoluzione implicita della ‘data economy’. Oggi, con l’affermarsi del digitale, il cui impatto sul Pil è intorno al 22%,  tutto è stato stravolto, perché per interi comparti è completamente saltata la catena del valore tradizionale. È necessario comprendere e intercettare questa rivoluzione, perché rischiamo altrimenti, di essere tagliati fuori. Comprenderla significa concentrare gli investimenti sulle reti, sulle tecnologie, sulla ricerca, abbassando strutturalmente il costo fiscale del lavoro e liberando, finalmente, i tanti giovani talenti”.

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