RASSEGNA STAMPA

Il 2015 sarà l'anno del Partito democratico

31.12.2014

da huffingtonpost.it

2015, l'anno del Pd. Non ho alcun dubbio, nel bene o nel male l'anno che verrà sarà l'anno del Pd. In un senso o nell'altro il riformismo di sinistra è chiamato al suo principale banco di prova.

Nessuno di mestiere o per hobby fa l'indovino, ma è un dato di fatto che rischiamo, con gli altri paesi dell'Europa mediterranea di essere il vaso di coccio del nuovo mondo globale. Con un'economia Usa che ha ripreso a correre, con la Cina e parte dell'oriente che confermano la loro supremazia nelle produzioni manifatturiere, una zona euro balbettante e un'Unione europea senza una visione sociale ed economica comune, le uniche certezze che ci portiamo dietro dopo questo 2014 incolore, sono le difficoltà che vive la politica europea, la marginalità del mediterraneo, la deflazione senza precedenti e la corsa senza sosta del governo italiano che dal 2015 si chiama ritmo.

L'economia non è una scienza astratta, interpreta e accompagna i cambiamenti della società, senza mai nascondere storie, speranze, fiducia e disperazione di milioni di persone. Tocca a noi esserne all'altezza.

Oggi esserne all'altezza significa non negare la rivoluzione capitalistica in corso attraverso l'economia digitale e le distorsioni fiscali che concentrano ricchezze inestimabili e potere senza precedenti nelle mani di pochi. Esserne all'altezza significa indicare nuovi modelli redistributivi. Esserne all'altezza significa ammettere il fallimento dell'Europa che ha portato al compromesso politico Juncker-Schultz. Esserne all'altezza significa pretendere senza timidezze l'Europa politica senza condizioni; in questi primi giorni del 2015 esserne all'altezza significherà comprendere i temi molto seri che pone il leader di Syriza, Tsipras. Temi che sono lo spartiacque tra l'Europa degli europei e l'Europa dei parametri. Esserne all'altezza significherà individuare, proporre e votare un successore di Giorgio Napolitano, altrettanto autorevole libero e forte, evitando che nel Pd ci siano correnti organizzate che facciano quello che fu fatto a Bersani con il siluramento di Marini e Prodi.

Per questo l'anno che verrà sarà l'anno del Pd, del Pse, della sinistra. In Italia e in Europa. La precondizione in Italia è che ritrovi il principale collante di una forza moderna che era e deve restare di sinistra, partendo sempre dalla centralità della persona; quel collante si chiama confronto. Servirà a tutti, ma servirà soprattutto al Pd.

Ribadisco alla fine di questo 2014 un concetto: Renzi è il leader, ha vinto le primarie, ha scelto di fare subito il presidente del consiglio più che il segretario del partito, ha stravinto le elezioni europee. Poi ha iniziato la corsa contro il tempo tra una proposta di riforma e l'altra; tra un decreto e l'altro. E il Parlamento, molto lealmente, nonostante alcune contrapposizioni aspre tra maggioranza e opposizione, ha sempre detto si a ogni proposta del governo Renzi. Comprese quelle sul mercato del lavoro.

Il 2015 sarà l'anno della verità. Per tutti. Il 2015 può rappresentare "l'anno del confronto e del coraggio" perché la gestione degli interessi collettivi non è stato d'animo ma l'atto supremo di un servizio alla comunità.

Resto ancora convinto dell'idea che Renzi sia stato l'uomo giusto nel tempo giusto, quello della sfida all'antipolitica figlia degli errori della stessa politica. Ma oggi dobbiamo essere consapevoli che non si batte l'antipolitica solo con l'antipolitica.

Le comete passano una sola notte e per illuminare il cielo c'è bisogno di tutte le stelle. E le stelle nella vita politica non sono le persone, ma la rotta tracciata dai valori in cui crediamo. Renzi ha affrontato le emergenze, non semplici, di questi mesi. In alcuni casi rompendo schemi tradizionali, in altri scegliendo quasi sempre la rottura con i corpi intermedi. Se ne è assunto sempre la responsabilità e gliene va dato atto; il 2015 ci dirà se l'aver rottamato oltre alle persone anche i valori ha avuto un senso ed era o meno necessario.

Adesso gli tocca la prova che trasforma i governanti in uomini di Stato: riconoscere risultati ed eventuali errori e quando serve ammettere anche che bisogna fare di più per chi è rimasto indietro.

Non starò qui a pestare l'acqua su ciò che ci ha diviso. Soprattutto su Europa, mercato del lavoro, economia digitale e modelli redistributivi. No, credo che sia arrivato il momento di un impegno forte su ciò che ci unisce. E la prima cosa alla quale penso è il ritmo proposto dallo stesso segretario premier nella conferenza stampa di fine anno.

Il ritmo però è solitamente affidato ad alcuni strumenti: chitarra, basso, percussioni, pianoforte e così via... normalmente considerati parte della sezione ritmica, anche se possono svolgere funzioni solistiche. Ci sarà ritmo se ci sarà un insieme di valori e un gruppo dirigente coeso.

Il 2015 già da gennaio tra il voto di Atene e quello per il Quirinale, metterà alla prova il riformismo, la sinistra europea e il Pd italiano. Buon anno di cuore a tutti.

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