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Vero intervento dello Stato perché siderurgia diventi asset centrale

28.12.2014

“Se con l’Ilva si vuole ripetere la scelta di Alitalia, col privato che prende la parte attiva e il pubblico che si accolla pesi, oneri e costi, non ci sto. Tanto vale, allora, farci male subito sul piano economico: chiudere l’Ilva, dare dieci anni di mobilità ai lavoratori visto che sette ne abbiamo dati al personale Alitalia, e restituire Taranto ai tarantini”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno.

“Siamo davanti ad un bivio: intendiamo vendere l’Ilva alla multinazionale che la compra a buon mercato e poi scarica sullo Stato e sull’amministrazione straordinaria tutto ciò che non le conviene? Oppure facciamo dell’acciaio un asset industriale forte del Paese? Io non ho dubbi: sono per la seconda opzione. Un Paese come l’Italia, che non ha materie prime, rischia di uscire da settori importanti come la siderurgia e la raffinazione petrolifera, se penso a quanto ha in programma l’Eni. Se però crediamo che la siderurgia possa essere un punto di riferimento per l’industria nazionale, allora nell’Ilva deve entrare una grande realtà pubblica, bonificare tutto partendo dalla copertura dei parchi minerali, e fare dell’Ilva quello che i francesi, tempo addietro, hanno fatto con Renault. Poi, tra qualche anno, quando avremo rimesso a posto tutto, disinquinato, disintossicato e saldato il grande debito che l’Italia ha con Taranto, potremo valutare se ha senso o meno dare l’Ilva ai privati”.

Con la cessione dell’Ilva ad Arcelor Mittal, aggiunge “avremmo avuto il ramo di azienda venduto alla multinazionale e la bonifica in conto allo Stato. Renzi – continua il presidente della  commissione Bilancio - la faccia su Taranto l’ha messa e questo gli fa onore. Però, quando si interviene su temi così delicati si ha anche il dovere di entrare nel merito. Temo che sui 2 miliardi di euro annunciati dal premier, i fondi nuovi siano solo i 30 milioni per il centro di diagnosi e cura dei tumori infantili. Perché i fondi del porto erano già di Taranto mentre sul miliardo e duecento milioni sequestrato ai Riva sarei cauto visto il contenzioso giudiziario che è in piedi. E poi, sono tutti soldi spendibili e disponibili? I tavoli funzionano se ci metti i soldi. Bisogna stabilire cosa ciascuno mette di nuovo e non ridire i soldi che c’erano. Piuttosto, quei fondi spendiamoli. Le amministrazioni sono in ritardo e Taranto perde occasioni”.(Ansa).

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