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Perché Bankitalia difende l'anatocismo? Visco chiarisca in Parlamento

10.07.2014

da huffingtonpost.it

“Basta ipocrisie. L’anatocismo l’avevamo cancellato con la Finanziaria 2014, governo Letta. Ora viene reintrodotto, seppure in forma annuale e non più trimestrale, con il decreto sulla competitività per le imprese: il che è un ossimoro. Pretendo di sapere chi è il padre di questo emendamento. Escludo che l’abbia fatto il premier. Ma venga fuori l’autore. Soprattutto trovo ingiustificabile e vergognoso che Bankitalia difenda la somma degli interessi sugli interessi, una norma definita illegittima dalla Corte Costituzionale. Sarà inevitabile chiamare in audizione in Parlamento il governatore di Bankitalia Ignazio Visco: venga a spiegare se è d’accordo con il ritorno di una norma che consente alle banche di guadagnare interessi sugli interessi a danno di imprese e famiglie”.

Francesco Boccia è furioso. Il presidente della Commissione Bilancio della Camera assiste incredulo a quanto sta accadendo intorno al decreto n. 91 del governo, in vigore dal 25 giugno scorso, con quel titolo che sembra una “beffa”, dice Boccia: “Disposizioni urgenti per il rilancio e lo sviluppo delle imprese”. Sostanzialmente, il decreto reintroduce l’anatocismo, vale a dire la capitalizzazione degli interessi su un capitale, insomma il calcolo degli interessi sugli interessi. Per giunta, è ancora sconosciuta la paternità della nuova norma, un po’ come è accaduto qualche settimana fa sull’immunità per i senatori nella riforma costituzionale. Senza padre, né madre. Pare che nemmeno a Palazzo Chigi sapessero al momento del blitz. Il ministro allo Sviluppo Federica Guidi ha preso le distanze, c’è chi dice che dietro ci sia il Mef. Ma il punto è che l’autore resta ancora un ‘Mister o Miss X’. Però la norma c’è, esiste e per di più è difesa da Bankitalia, a sentire il direttore del Servizio di stabilità finanziaria della banca centrale Giorgio Gobbi che in audizione in Commissione Attività produttive in Senato ha affermato: “Qualsiasi paese che non abbia una legislazione islamica accetta l'applicazione degli interessi composti, nessuna economia di mercato può funzionare senza questo meccanismo". Ora, mentre imprese e consumatori sono sul piede di guerra, Boccia, deputato del Pd, padre dell’emendamento che cancellò l’anatocismo con la scorsa Finanziaria, vuole vederci chiaro. Primo atto: convocare Ignazio Visco al più presto in Parlamento. E poi, naturalmente, la mission è cambiare il decreto che ora è all’esame di Palazzo Madama.

Onorevole Boccia, cominciamo dall’inizio. L’anatocismo era stato cancellato con la Finanziaria dell’anno scorso. Ora rispunta. Colpa di chi?
Ricostruisco brevemente la storia. Il 4 ottobre 2013, raccogliendo 45 firme, depositammo come Pd una proposta di legge per cancellare l’anatocismo che poi diventò emendamento alla legge di stabilità dell’anno scorso. Tra quelle 45 firme c’erano anche quelle di attuali ministri come Boschi e Madia, nonché di altri esponenti del Pd. Riuscimmo dopo anni di guerre con Tremonti e con le banche che hanno sempre respinto qualsiasi tentativo di cancellare l’anatocismo. L’emendamento è passato contro il volere delle banche. C’è da dire che l’anatocismo è purtroppo ancora in vigore perché il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) non ha ancora regolamentato la norma esistente, ufficialmente perché dicono che non si capisce ma in verità il motivo sta nel fatto che le banche impongono un freno perché dicono che perderebbero soldi.

Ora, però si rischia di tornare indietro.
E lo si fa in maniera furba. Hanno infilato la norma nel decreto n. 91/14. L’anatocismo viene trasformato da annuale a trimestrale, ma comunque continua a esistere. E non dovrebbe esistere. Significa che se a fine anno se tu hai preso un prestito e i soldi ce li hai sul conto corrente in debito, gli interessi si sommano al capitale. Il punto è che la norma continua a non avere padri: non si sa chi l’abbia presentata. Dall’audizione di Gobbi ieri in Senato però io ho cominciato a pensare che la reintroduzione dell’anatocismo non sia un errore. Perché Gobbi ha fatto delle dichiarazioni fuori luogo, gravissime. Lui dice che solo nei paesi islamici non c’è l’anatocismo. Mi viene da rispondere: allora la Germania è islamica. E poi Gobbi aggiunge anche che l’anatocismo serve a famiglie e imprese per avere prestiti. E’ un’affermazione grave. Sarà inevitabile audire Visco in Parlamento prima della conversione in legge di questo decreto, magari in occasione della presentazione del rendiconto finanziario nel mese di luglio, con le commissioni congiunte di Camera e Senato. Trovo ingiustificabile e vergognoso che la banca centrale difenda la somma degli interessi sugli interessi.

Oggi anche l’Abi l’ha difesa.
Do atto a Patuelli del buon lavoro di questi ultimi due anni, dopo la gestione Mussari. E apprezzo il suo richiamo all’etica. Ma il presidente dell’Abi ha alzato un po’ troppo il tiro su Stato e tasse, quando i cittadini sono i primi a pagarle. E nella sua arringa pro-banche, ha dimenticato che le banche hanno preso soldi dalla Bce all’1 per cento per reinvestirli al 3 per cento. Le banche non sono fallite, è vero, hanno retto, ma è anche merito di Draghi e della Bce che ora invia anche una tranche più corposa di aiuti, lo stesso Visco la quantifica in 200 miliardi di euro, con il vincolo a destinarli alle imprese. Tutto bene, ma Patuelli non fa autocritica: per fare margini bisogna raccogliere e prestare e non prestare con la pistola alla tempia, guadagnando interessi con meccanismi che non dovrebbero esistere.

All’estero come funziona?
In Germania la capitalizzazione degli interessi è disciplinata dal codice civile e da quello del commercio. Il codice civile prevede che sia nullo un accordo concluso prima della scadenza in base al quale agli interessi scaduti si applichino nuovi interessi. Lo scopo è di evitare un accumulo eccessivo di interessi, soprattutto in caso di ritardi sui pagamenti. Poi c’è il codice tedesco del commercio che stabilisce che se una persona intrattiene un rapporto di affari con imprenditori in base al quale, per obblighi reciproci, vengono imputati interessi sul conto, viene effettuata periodicamente una compensazione. In Gran Bretagna c’è l’autonomia contrattuale in linea con la tradizione della ‘common law’: le due parti devono mettersi d’accordo su che tipo di relazione vogliono avere, l’anatocismo non c’è per legge ed è precluso sulla base di motivazioni etico-religiose in virtù di una norma medievale, la cosiddetta ‘no interest rule’. In Spagna, il codice di commercio dispone che gli interessi scaduti e non pagati non producano interessi e c’è una sentenza pioniera in questo senso del 16 giugno 2014: forse non è arrivata in Bankitalia. Insomma, se non ce la fai a pagare, questa non deve diventare una scusa per sommare gli interessi agli interessi. Le scadenze del credito non devono produrre interessi. E’ un tema molto connesso ai ritardati pagamenti. E’ evidente che il tema deve essere disciplinato in Europa però dobbiamo aiutare imprese, famiglie e risparmiatori: accetto la sfida di Patuelli sull’etica ma le banche non possono far soldi stando ferme.

Quindi qual è la contromossa?
Non voglio ipocrisie. Io sono un difensore delle banche moderne e sane ma non si va avanti a furbate ed emendamenti nascosti. Pretendo di sapere chi è il padre del ritorno dell’anatocismo. Dal governo voglio capire chi ha infilato quella norma nel decreto, siccome escludo che l’abbia fatto il premier. Se fosse all’esame della Camera l’avremmo cancellato: al Senato la cancellino, sono sicuro che tutto il Pd la pensa così ma il dl si porta dietro questa norma. E poi Visco spieghi se è d’accordo con Gobbi. Tra l’altro, le banche perdono quasi tutte le cause sull’anatocismo, eppure continuano a volerlo. Immagino perché gli conviene comunque, visto che non tutti fanno causa. E nemmeno le plusvalenze di Bankitalia decise dallo scorso governo possono essere una giustificazione: mi auguro che nessuno pensi che l’anatocismo possa essere la compensazione, sarebbe un grave errore.

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