RASSEGNA STAMPA

Sul lavoro 2mld dei Pac dall'Agenzia di coesione, niente trucchi

06.12.2015

Intervista rrilasciata ad Alessandra Chello pubblicato su Il Mattino 

Certezze matematiche nel teorema del riciclo dei fondi targato Boccia. Nelle tasche del Pac alla fine non resteranno soltanto briciole. Al contrario. Nel Piano di azione e coesione ci sarà un tesoretto snobbato che potrà trasformarsi in prezioso carburante per gli sgravi lavorativi al Sud. Il presidente della commissione bilancio della Camera ne è convinto al punto tale da lanciare una vera e propria sfida: «Se fossi smentito sull'esistenza di questo budget sono pronto a chiedere scusa, ma se le risorse ci fossero e venissero negate allora chiederei l'immediata chiusura dell' Agenzia per la coesione».

Lei è da sempre l' alfiere del metodo che vede le politiche di programmazione comunitarie 2014-2020 legate a doppio filo con quelle per lo sviluppo del Mezzogiorno. Questa legge di stabilità ha onorato il suo principio?
«Vediamo come va a finire. Ora il governo mette sul tavolo il credito di imposta per gli investimenti nel Meridione fino al 2019 il che è di certo una novità corposa, ma sul lavoro la trattativa si è arenata perché Palazzo Chigi dice che la decontribuzione va notificata a Bruxelles. Anche se personalmente ritengo che in casi come quelli che riguardano la Campania, la Sicilia e la Calabria se ne possa fare a meno. Ma preferisco non polemizzare».

E allora? Cosa bisogna aspettarsi?
«La mediazione è di queste ore. Sull' impiego, siccome la decontribuzione piena al 100% è stata ossigeno per tutt'Italia, in attesa che l'Ue ci autorizzi a farla solo per il Sud dal 2017 al 2020, nel 2016 facciamola pure per l'intero Paese al 100%, ma facciamola. Altrimenti resteremo sempre in mezzo al guado. Con qualche pezzo importante del mosaico della crescita che continuerà a mancare».

Come funziona il meccanismo di aggancio ai fondi europei?
«La mia iniziativa punta a rendere la decontribuzione strutturale fino alla scadenza conclusiva della programmazione dei fondi europei della nuova programmazione 2014-2020 che, come si sa, prevede poi altri due anni per completare la spesa. Le risorse vanno reperite dal Piano di azione e coesione e devono essere quelle che non sono state ancora usate. Chi nella programmazione 2007-2013 ha commesso degli errori dovrà pagarne tutte le conseguenze. Io ho posto la questione in modo ufficiale e ho chiesto: ditemi subito a quanto ammontano le risorse residue del Pac 2007-2013».

Lei ha già un' idea di quanto potrebbe essere rimasto sul fondo del barile?
«Credo che adesso in base alle ultime proiezioni si possa parlare di almeno un paio di miliardi di euro che dunque potrebbero essere dirottati proprio sul fronte della decontribuzione del lavoro al Sud. Una misura che insieme allo sconto sugli investimenti darebbe una bella spinta al motore del Mezzogiorno che ora più che mai ha bisogno di una vera e propria emancipazione dall' intermediazione della politica e delle burocrazia nel rapporto con le imprese che investono. Dobbiamo dunque puntare alla decontribuzione piena per le aziende del Sud che assumono fino al 2020, al credito d' imposta su ricerca e investimenti fino al termine della programmazione 2014-2020, ma dobbiamo anche sostenere tutti coloro che al Sud hanno voglia di fare. Questa parte del Paese non ha più bisogno di provvedimenti a tempo, ma di certezze pluriennali che possono convincere gli imprenditori a investire. Se io so che posso contare su sgravi della durata analoga a quella prevista dalla programmazione dei fondi europei avrò sicuramente maggiore convenienza ad andare avanti nel mio progetto .
Basta con il mercato dei bandi discrezionali».

E se alla fine questi fondi ci fossero e per una ragione o per l'altra non venissero utilizzati sul lavoro al Sud?
«Sto aspettano ufficialmente una risposta. Certo se al 6 dicembre mi si dice che ancora non si è in grado di tirar fuori questi dati allora le strade sono due: o arrendersi oppure cambiare un pezzo di questo Stato»

E lei quale sceglie?
«Non mi arrendo. E continuo il mio pressing. Questa è una battaglia difficilissima, ma se si scoprisse alla fine che le risorse ci sono ma non vengono date, allora sono pronto a chiedere la chiusura dell'Agenzia per la coesione».

A proposito, per il Sud nella legge di stabilità alla fine è passato tutto o qualcosa è rimasto fuori?
«Direi di no. I punti chiave ci sono tutti: dal credito d'imposta ai contratti di programma, fino a Bagnoli e alla Terra dei fuochi».

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