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02.10.12 - Tobin tax, una scelta politica. Dopo ok di Francia e Germania basta tentennamenti ( dal Blog dell' Unità - lasottilelinearossa - del 02.10.2012 )

02.10.2012
“L’Italia è sempre stata una grande sostenitrice in generale di un approccio europeo coordinato, consapevole del fatto che insieme i Paesi membri sono più forti delle loro individualità”. Sono le parole del Commissario UE al Fisco, Algirdas Semeta, riferendosi al dibattito che si è riacceso in questi ultimi giorni riguardo la possibilità di introdurre, a livello europeo, una tassazione delle transazioni finanziarie. La cosiddetta Tobin tax, tante volte (già dal 2008) invocata dal PD, troppo spesso snobbata dal governo precedente e oggi tornata di nuovo alla ribalta nei dibattiti europei e sulla stampa (proprio l’Unità ieri le dedicava la prima pagina). A differenza di qualche mese fa, infatti, sia a livello europeo che nel nostro Parlamento qualcosa si è mosso. I secchi no più volte pronunciati dal ministro delle finanze tedesche Schaeuble (criticandolo per queste sue posizioni anche su questo blog) si sono trasformati in una lettera comune, inviata insieme al collega francese Moscovici, alla commissione europea per formalizzare la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie in almeno nove Paesi attraverso una cooperazione rafforzata. E anche in Italia la situazione sembra essere cambiata. Se all’epoca di Tremonti il “non è il caso” era la risposta più utilizzata, oggi la Tobin tax sembra riscuotere un maggiore apprezzamento anche in quella stessa maggioranza che appoggiava l’ex ministro dell’Economia. Se questi sono i presupposti perché perdersi ancora in chiacchiere? Perché il ministro Grilli deve ancora tergiversare e limitarsi a un “l’Italia ha tenuto una posizione aperta, vedremo al prossimo Ecofin se riusciremo a trovare una convergenza all’interno dell’Europa”? Arrivati a questo punto la domanda è “perché no? Cosa stiamo aspettando ancora a prendere una posizione chiara?”. Noi, come abbiamo più volte ripetuto in Aula e non, crediamo che si tratterebbe di una misura di equità, lo sosteniamo da tempo e abbiamo sollecitato il governo con molte iniziative parlamentari, anche con una proposta di legge del segretario Bersani. Il testo prevedeva un prelievo dello 0,05% a valere per metà sul compratore di titoli e per metà sul venditore. Il 50% del gettito era destinato alla riduzione del debito, il 25% alla cooperazione internazionale e l’altro 25 alle questioni climatiche. Non ci siamo mai nascosti sulla necessità di una tassa in tal senso, ne siamo stati anzi i più grandi sostenitori, perché ne condividiamo il principale obiettivo: redistribuire ricchezza. Ora, in vista del prossimo Consiglio europeo di metà ottobre, si avvicina il momento di una scelta ma non è ancora del tutto chiara la posizione che il governo italiano vorrà tenere in merito. Stiamo perciò valutando l’ipotesi di presentare una mozione parlamentare così il governo avrebbe un chiaro mandato. Questa è una decisione politica e deve essere il Parlamento a prenderla. “Non appena un minimo di nove Stati – ha ricordato Semeta – avranno fatto richiesta ufficiale di cooperazione rafforzata la Commissione è pronta a muoversi molto rapidamente in modo da presentare un progetto in tal senso”. Dal momento, quindi, che i numeri ci sono e in Europa il clima è notevolmente cambiato questa volta pretendiamo dal governo una presa di posizione netta e non consentiremo, in alcun modo, ulteriori tentennamenti su una decisione europea che ha ben poco di “tecnico” ma è profondamente politica. ( dal Blog dell' Unità - lasottilelinearossa - del 02.10.2012 )

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