RASSEGNA STAMPA

Liberiamo le Regioni dalle troppe autorizzazioni

02.12.2019

Intervista rilasciata ad Alessandro Barbera, pubblicata su La Stampa

Ministro Boccia, ha fatto il miracolo: dopo mesi di divisioni sulla cosiddetta Autonomia differenziata per le Regioni del Nord ha messo d`accordo un testo tutti i governatori. E però Cinque Stelle e renziani hanno bloccato l`ipotesi di inserirlo in Finanziaria attraverso un emendamento: l`accusano di aver scavalcato maggioranza e Parlamento. Cosa risponde?

«Rispondo che non comprendo la polemica. Da che ho memoria non ho mai visto una bozza di disegno di legge discusso un mese prima con tutte le parti in causa. Ora siamo nella fase di discussione fra Regioni e governo. Se c`è un accordo, quell`accordo determina il perimetro di una legge quadro che poi va in Parlamento».

Quindi l`emendamento ci sarà o no?
«E un falso problema. Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza abbiamo preso l`impegno per un collegato alla manovra. A meno che non si voglia fare un processo alle intenzioni, questo sarà».

Insomma, rivendica il metodo. È così?

«Cosa avrei dovuto portare in Parlamento, un`idea mia? Dovevo trovare un accordo che tenesse insieme Nord e Sud, ma anche aree deboli del Nord - quelle interne - e le città metropolitane. Lo sforzo fatto in questi mesi, per il quale ringrazio tutte le Regioni e gli enti locali che si sono seduti al tavolo, è stato quello di definire le linee del campo di calcio dentro cui giocare la partita delle intese. E le linee non sono quelle di una parte politica, ma della Costituzione, che chiede di ridurre le diseguaglianze territoriali».

Veniamo al merito. Lei è essenzialmente riuscito ad affermare un principio: bene l`autonomia finanziaria purché bastino le risorse esistenti. La trattativa con il precedente governo si arenò proprio perla consapevolezza che ciò sarebbe stato impossibile. Non è così?

«Non è così. Con la legge quadro si sancisce un principio: la perequazione fra Regioni è obbligatoria. Il primo passo sarà un fondo per le infrastrutture. Escludendo la sanità, dove il principio è già applicato, le materie perle quali sono d`obbligo i livelli essenziali delle prestazioni - trasporto pubblico locale, assistenza e istruzione non scolastica - verranno devolute solo dopo aver individuato i criteri».

A proposito della scuola: Lombardia e Veneto hanno rinunciato a gestirla a livello regionale?

«I presidenti Fontana e Zaia sanno benissimo che concorsi e personale restano competenza esclusiva dello Stato centrale. Altra cosa è il problema - che giustamente pongono - della continuità didattica: l`ultimo concorso prevede già il vincolo di residenza per i cinque anni successivi alle assegnazioni. Esattamente quel che già avviene all`Agenzia delle Entrate».

Per rinunciare alla bandiera dell`autonomia scolastica avrà proposto qualcosa in cambio. O no?

«C`è una domanda di autonomia che va certamente ascoltata. Ad esempio: le pare normale che per scavare in un porto occorrano quindici autorizzazioni amministrative che partono da un Comune e arrivano fino ai ministeri? O diciotto se devo fare una bonifica?»

Dunque quella secondo cui le Regioni hanno fin troppi poteri è una leggenda. È così?

«Quei poteri non sono chiari, altrimenti la Corte costituzionale non dovrebbe dirimere un centinaio di conflitti l`anno con lo Stato. L`abbiamo trasformata in una specie di Tar, costretta continuamente a fare l`arbitro. Questo è il sintomo di un`autonomia incompiuta. Vorrei uno Stato molto più forte ma più snello, che vigila su Regioni ed Enti locali, ma responsabilizzandoli fino in fondo»

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