Intervista rilasciata ad Albino Salmaso, pubblicata su Il Mattino di Padova
Ministro Boccia, la maggioranza si è divisa sulla legge quadro dell`autonomia che lei domani presenterà al consiglio dei ministri. Anche il Pd con Stefàno non vuole che il testo diventi un emendamento alla legge di Bilancio 2020: se l`aspettava lo stop?
«No, ma non drammatizzerei. Ho ribadito al premier Conte che non si può perdere tempo, quando c`è condivisione tra Stato e Regioni la riforma può andare in Parlamento. Invece hanno parlato tutte persone in cerca di gloria. Si tratta di un dibattito surreale sul nulla: nessuno di loro ha letto una riga sull`autonomia. Anche Stefàno, relatore della legge di Bilancio, è andato da Marzullo, si è fatto una domanda e si è dato una risposta. Da solo. Invece i presidenti delle regioni e i sindaci delle città metropolitane hanno partecipato al dibattito con le loro proposte e nel giro di tre mesi li ho convinti. Tutti».
E le polemiche allora?
«Non mi spaventano. Il risultato è straordinario perché il processo dell`autonomia non si può fermare. Io non ho chiesto di inserire la legge quadro come emendamento alla Finanziaria dato che la decisione può essere presa solo dal consiglio dei ministri: questa è la strada piu veloce per approvare una riforma che diventa una cintura di sicurezza per il Sud e le aree deboli della montagna del Nord».
Lei domani quindi tira dritto o si prende una pausa di riflessione?
«Il percorso va completato. Io insisterò per fare in fretta e accorciare le tappe. Dopo il passaggio con la conferenza delle regioni, ora tocca al consiglio dei ministri e c`è il nodo del Def: avevo scritto nella nota di aggiornamento che tra i collegati alla manovra 2020 c`era anche il ddl Autonomia. A decidere se farlo diventare un emendamento alla Finanziaria sarà eventualmente la coalizione con la squadra di governo. Il dato oggettivo è uno solo: ho rispettato l`impegno e il collegato alla manovra è pronto, nel giro di 3 mesi. Abbiamo lavorato anche di notte perché la riforma è molto complessa e tocca l`organizzazione di diversi livelli istituzionali».
Matteo Salvini ha detto che solo la Lega può dare l`autonomia, non il Pd.
«Non polemizzo con Salvini. L`autonomia intesa come modello di solidarietà è figlia di don Luigi Sturzo e sconsiglierei a leader politici lungimiranti di appropriarsi di valori e principi che non conoscono. Salvini legga le proposte e ci dica dove le possiamo migliorare. La linea del Pd di Zingaretti è chiara: vogliamo uno stato più snello e forte».
Quali sono i punti cardine della legge quadro e cosa sono i Lep?
«Con la legge quadro si fissano i confini dell`autonomia, è come se fossero le linee del campo di calcio dove si gioca la partita. La perequazione scatta per le regioni sotto la spesa media. I Lep verranno scelti entro un anno dalla firma dell`intesa con la singola regione e a imporre le procedure sarà un commissario. Alla fine i Lep si faranno su 3-4 materie: trasporto locale, servizi sociali, formazione professionale scolastica e sanità, dove si chiamano Lea: tutto il resto si può già assegnare alle regioni».
Cosa significa nel concreto, la devolution piena?
«Le materie non Lep vanno trasferite subito agli enti locali, con la vera devolution delle competenze amministrative per accorciare il processo decisionale. Vogliamo ridurre la burocrazia e assegnare alle regioni e alle città poteri su ambiente, smaltimento rifiuti e agricoltura biologica: è bene che a decidere non sia più Roma. Le resistenze sono forti, ma ce la faremo. E` mai possibile che i permessi legati al traffico merci del porto di Venezia li decida il ministero? Basta, passano anni. Facciamo decidere le regioni e le città. Una devolution a costo zero, vera efficienza».
Sulla scuola resta il no assoluto?
«L`ordinamento scolastico è materia esclusiva del Miur ma a decidere se una classe dovrà essere di 18o 25 alunni può essere il sindaco di quel paese, soprattutto se così si salva un`intera scuola dallo spettro della chiusura. Così evitiamo la morte civile e danni alle famiglie».
Cos'è nel concreto il fondo di perequazione per le infrastrutture?
«La perequazione si fa con i fondi pluriennali scritti nella legge di bilancio. L`intesa è nata a Venezia, con Luca Zaia e si tratta di una svolta. C`è poi un fondo perequativo ad hoc per le infrastrutture inserito nella legge di bilancio che parte con una dotazione di 3,3 miliardi in dieci anni. Le regioni sono d`accordo e si sta discutendo su chi deve avviare gli appalti e spendere i soldi. Poi questo fondo sarà alimentato da una quota di risorse che tutti i ministeri e le grandi aziende come Anas e Rfi dovranno destinare alle infrastrutture. Sarà il 10 o il 15%? Deciderà il Parlamento e ogni singolo ministero dovrà destinare una quota fissa per ridurre il gap delle aree marginali al Sud e nelle montagne. Questa è la vera rivoluzione copernicana. I governatori hanno capito subito che si tratta di una svolta storica. E` evidente che lo stato dimagrisce, ma diventa più snello e forte».
La norma finanziaria l`avete decisa o no?
«Non ancora, prima vanno calcolati i Lep, ma è evidente che le regioni virtuose non potranno essere penalizzate mentre dovranno tirare la cinghia quelle che sprecano. Se si accetta l`attuale sistema perequativo non servirà mettere mano alla legge 42-2009 di Calderoli».
Che vantaggi ci potranno essere per le aree svantaggiate della montagna bellunese?
«Il modello dei fondi di confine Odi sperimentato a Belluno sta dando buoni risultati, l`importante è riuscire a spendere tutti quei milioni ma penso che anche in Piemonte si possa replicare la stessa formula. Roger De Menech è stato ricollocato alla guida di quella struttura e ai bellunesi dico: abbiate fidu- cia nello stato perché con la legge quadro sull`autonomia avrete più opportunità per le aree svantaggiate. Il fondo per la montagna sarà gestito da Enrico Borghi: i segnali dal vertice di Milano sono positivi, ora troveremo nuove risorse».
Quali sono i suoi rapporti con Luca Zaia: lite o collaborazione?
«C`è una corretta collaborazione sul piano istituziona- le. Abbiamo idee diverse, ci diciamo le cose senza giri di parole, io sono abituato a dare la mano e a rispettare chi me la dà. Anche lui è così. Non ho perso tempo, ho chiesto lealtà istituzionale. L`autonomia cammina, anzi corre veloce. E la famosa statua della Pietà2 la stanno costruendo due mastri della Puglia e del Veneto. Michelangelo va solo ammirato».