RASSEGNA STAMPA

Ok all'autonomia, ma non così

14.09.2019

Intervista rilasciata a Francesco Cerisano, pubblicata su Italia Oggi

L’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna va realizzata, ma seguendo i principi del Titolo V e con adeguate risorse finanziarie, non come voleva farla la Lega. Le riforme senza soldi non sono vere riforme e l`autonomia non si può fare contro il Nord ma nemmeno pensando che il Paese possa ripartire senza il Sud».

Il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, getta acqua sul fuoco delle polemiche divampate con il presidente della regione Veneto Luca Zaia che incontrerà il 23 settembre per riprendere (assieme agli altri governatori interessati, Attilio Fontana e Stefano Bonaccini) l`interlocuzione sul regionalismo differenziato.

Per Boccia bisognerà ripartire dalle intese parziali raggiunte dal precedente governo sciogliendo i nodi, irrisolti, che queste si portavano dietro in materia di competenze da trasferire, perequazione, risorse e ruolo del parlamento a cui dovrà essere garantito un ruolo centrale sulla riforma.

Capitolo autonomia a parte, per gli enti locali si preannuncia l`avvio di una vera stagione riformatrice, con il completamento della riscrittura del Testo unico, il restyling delle province («tutte le leggi a un certo punto hanno bisogno di un tagliando e questo vale anche per la legge Delrio»), la definitiva attuazione della legge sui piccoli comuni e il rafforzamento delle città metropolitane e delle unioni.

Domanda. Ministro, lei l`altro ieri ha annunciato che presto incontrerà i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per riprendere il percorso di attuazione del regionalismo differenziato. Da quali punti si dovrà ripartire e quali invece dovranno essere messi in naftalina per realizzare un`autonomia «giusta e cooperativa» come l`ha definita il presidente Conte nel suo discorso alle camere?

Risposta. Le pre intese raggiunte dal precedente governo si portavano dietro una lunga serie di nodi politici mai sciolti. Non solo sulle norme di cornice, ma soprattutto sulle competenze. Un lungo elenco di materie che avrebbero mandato in tilt le regioni ma anche i ministeri. Partiamo dalla scuola. Se si parla del numero delle classi sono assolutamente d`accordo con Zaia e Fontana che le regioni debbano avere autonomia decisionale e organizzativa per tenere conto delle peculiarità territoriali. Ma se dal numero delle classi si passa ai concorsi regionalizzati o all`autonomia dei programmi, il discorso cambia perché non solo si rischia di spaccare il Paese, ma si pone anche un problema di coordinamento di finanza pubblica.

D. Lei sembra quindi preferire un modello più leggero di regionalismo differenziato come quello dell`Emilia-Romagna rispetto alle bozze di Lombardia e Veneto che chiedono la devoluzione di tutte e 23 le competenze concorrenti?
R. Io rispetto molto i testi messi a punto da Lombardia e Veneto ma si tratta di prospettive di parte. Legittime e di assoluto valore, essendo state messe a punto da eminenti giuristi, ma pur sempre di parte. Ne approfitto per rispondere a Luca Zaia che non ho mai definito come «propaganda» la bozza veneta ma ho detto che tutto il tema dell`autonomia è diventato strumento di propaganda. E` cosa ben diversa.

D. Veniamo al nodo risorse. Il M5S, ora vostro alleato di governo, ha fatto naufragare l`intesa con la Lega proprio per le mancate garanzie sul fondo di perequazione a beneficio delle regioni meno sviluppate. E` da qui, oltre che dai livelli essenziali delle prestazioni, che si dovrà ripartire per realizzare, come lo chiama lei, un regionalismo «win win» (in cui tutti, Nord e Sud, ci guadagnano) invece che semplicemente un`operazione «a costo zero» in cui il Sud rischia di rimetterci a discapito del Nord?
R. Le bozze del governo gialloverde partivano da un errore di fondo: attribuire in prima battuta le risorse secondo il criterio della spesa storica, lasciando a un momento successivo l`attuazione dei fabbisogni standard, ossia dei parametri di «spesa giusta» per le funzioni trasferite. Dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni nessuna traccia. Tutto questo denotava un approccio quasi ragionieristico che può andare bene per un`azienda, ma non se ti occupi della vita delle persone. E` proprio attraverso i Lep, da finanziare con il Fondo di perequazione, che si garantiscono ai cittadini i livelli minimi dei servizi.

D. Sulle forme di finanziamento delle risorse trasferite ritiene che si debba ripartire dalla compartecipazione ai tributi erariali o che si debbano trovare altre forme di finanziamento?
R. Bisognerà riconsiderare il tutto perché le pre intese avevano sicuramente un problema di copertura. E vorrei ricordare che le riforme senza soldi non sono vere riforme.

D. Un altro terreno di scontro tra M5S e Lega è stato rappresentato dal ruolo del parlamento che, a norma dell`art.116 Cost. sarà chiamato ad approvare le intese a maggioranza assoluta. La Lega avrebbe voluto blindare le intese per non correre il rischio che le camere potessero emendarle eccessivamente. Lei come immagina il percorso dei testi quando approderanno in parlamento?
R. Il confronto in parlamento dovrà essere un confronto vero perché non è in gioco il futuro delle tre regioni che chiedono più poteri ma il futuro del Paese. L`autonomia che voglio realizzare deve essere attuazione del principio di sussidiarietà inteso come nuovo modello di organizzazione sociale. Altrimenti si corre il rischio di passare da uno statalismo centrale a uno statalismo regionale. L`autonomia non si può fare contro il Nord ma non si può nemmeno immaginare che l`Italia riparta senza il Sud.

D. A proposito di Sud, c`è chi, anche nel suo partito, dopo il completamento della squadra di governo con la nomina di viceministri e sottosegretari, si sta lamentando per la scarsa rappresentanza nell`esecutivo delle regioni del Nord. Da ultimo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ieri ha tuonato contro l`assenza di toscani al governo, vista come un attacco frontale a Matteo Renzi. Cosa risponde?
R. Sono polemiche che mi sorprendono e mi fanno sorridere anche perché negli ultimi anni abbiamo avuto tanti esecutivi a trazione nordista e nessuno si è mai lamentato. Io, da pugliese che si è sempre sentito a casa da Milano a Palermo, non mi sono mai posto il problema della provenienza geografica dei ministri che ci governavano. Non mi hanno mai infastidito i ministri del Nord e non capisco perché ora possano dare fastidio troppi ministri del Sud. Al mio amico Nardella vorrei ricordare, come diciamo noi, che in Puglia nessuno è straniero. Sono cresciuto con questo mantra e mi auguro che possa valere anche a Firenze.

D. Oltre agli affari regionali, lei è anche ministro delle autonomie locali. Il premier Conte nel suo discorso alle camere ha espresso la necessità di portare a compimento il processo di riforma del testo unico per gli enti locali. Il precedente governo aveva avviato un tavolo tecnico presso il Viminale che aveva portato alla elaborazione di tre linee guida per la riscrittura del Tuel su altrettanti aspetti di riforma: semplificazione degli oneri, associazionismo e province. Sui primi due aspetti non sarà difficile ripartire perché sono temi che mettono d`accordo tutti. Le province, invece, sono materia più delicata e infatti anche su questo M5S e Lega hanno litigato. Da dove si riparte?
R. Dalla centralità dei territori. E` evidente che su questi temi serva raccogliere le istanze che arrivano dalle comunità. Il nodo vero sulle province non è se di debba o meno ripristinare l`elezione diretta dei presidenti, ma come si organizzano i servizi sul territorio. L`elezione diretta o indiretta dei presidenti è un tema da affrontare in un secondo momento, altrimenti diventa un alibi.

D. Da più parti, anche nel suo partito, tutti sono convinti della necessità di riformare la legge Delrio...
R. Tutte le riforme dopo un po` di anni necessitano di un tagliando. Di questo credo sia consapevole anche lo stesso Delrio.

D. Tra le priorità del nuovo governo il presidente del consiglio Conte ha indicato anche l`attuazione della legge sui piccoli comuni (legge Realacci-Terzoni n.158/2017), approvata quasi due anni fa e ancora priva dei necessari provvedimenti attuativi. A marzo, il suo compagno di partito Enrico Borghi aveva presentato un`interrogazione al precedente governo per chiedere un intervento immediato.

R. Dobbiamo farlo al più presto perché i mini-enti sono la spina dorsale del Paese. E non dobbiamo dimenticare gli incentivi alle unioni di comuni.

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