Intervista rilasciata a Leondardo Petrocelli, pubblicata su La Gazzetta del Mezzogiorno
Francesco Boccia, deputato pugliese, candidato alle primarie del Pd, lei è stato il primo a presentare le firme per ufficializzare la sua discesa in campo. Giachetti ne ha recuperate 1500, tutte online, in poche ore. Una procedura regolare?
«Questo saranno gli organi di partito a stabilirlo. Io le ho raccolte guardando in faccia tutti coloro a cui l’ho chiesta. I metodi degli apparati mi hanno sempre fatto schifo. Non entro nel merito della vicenda Giachetti-Ascani, ma chi ha dietro gli apparati non merita nemmeno un confronto».
Vi si accusa spesso di suggerire idee per il Paese e non per il partito. Che tipo di Pd ha in mente?
«Il 15 dicembre alle Officine Farneto di Roma smonteremo e rimonteremo la piattaforma Rousseau del M5S per spiegare la nostra idea di partito che deve vivere nei circoli e sugli smartphone, nelle piazze e sui tablet. E, in più, che garantisca risorse ai territori. Bisogna essere francescani a Roma e spostare fondi in periferia. Non il contrario, come è avvenuto in questi anni».
Sì, ma perché la piattaforma Rousseau?
«Diamo atto a Casaleggio padre di aver cambiato modalità e linguaggi della politica italiana, un po’ come Berlusconi nel ‘94 con le tv commerciali. Oggi però quel modello, che il Pd colpevolmente non ha utilizzato, va reso trasparente. La piattaforma grillina è opaca e mal funzionante. Io voglio che, nelle sezioni, i giovani possano votare, attraverso una app, una proposta di legge mentre gli anziani giocano a carte».
Il suo Pd sarebbe «autoreferenziale», sulla linea di questi anni, o lo immagina al centro di una alleanza più larga?
«È una questione di legge elettorale. Con il maggioritario possiamo andare da soli, con il proporzionale
no. Siamo obbligati al dialogo ed è ipocrita dire il contrario. Preciso che il proporzionale non l’ho voluto io, ma Renzi e tutti quelli che oggi sostengono Martina e Zingaretti».
Con chi si costruisce la coalizione?
«Siamo diventati un partito d’élite che ha bisogno di riconnettersi con il popolo. Per questo a Roma ho invitato movimenti ambientalisti, parti sociali, protagonisti del volontariato. Solo così si ricrea il centrosinistra».
E il Movimento 5 Stelle?
«Sta dando prova di incapacità di governo ed è ormai un pugile suonato in balia della Lega. Non riescono a realizzare nulla di ciò che hanno promesso. Ma intercettano comunque i bisogni primari di un Paese in difficoltà. Preferisco dialogare con loro che con Salvini».
Quali sono le sue tre priorità programmatiche?
«Innanzitutto il lavoro con l’abbassamento del costo fiscale. Anziché armeggiare con la fiat fax e con una pasticciata riforma della Fornero, metterei insieme 30 miliardi e li concentrerei tutti Sarebbe una spinta straordinaria per lavoratori e imprese».
La seconda?
«La scuola, da vivere ogni giorno per tutto il giorno, deve essere al centro di una vera rivoluzione culturale con aumento di stipendio per gli insegnanti, la possibilità per i ragazzi di studiare un anno all’estero a spese dello Stato e, soprattutto, l’istituzione di un fondo per gli studenti meno abbienti. Mille euro per ognuno da cui finanziare mensa, trasporto e libri. Affinché on ci sia mai più un caso Lodi».
Come chiude l’elenco?
«Con l’ambiente. Economia circolare e sviluppo sostenibile devono essere il nostro mantra. Chi inquina di più deve pagare di più. Le imprese che abbattono le emissioni di Co2 devono essere fiscalmente premiate. Se faremo queste cose segneremo una vera discontinuità».
Ha più volte ripetuto che la cornice di tutto questo dovrebbero essere gli Stati Uniti d’Europa con stesso fisco, salari e pensioni per tutti. Ma non è una scelta un po’ impopolare in questa fase?
«Bisogna avere il coraggio di parlare al Paese del prossimo decennio. È facile dire sfasciamo l’Europa,
ma oltre c’è il conflitto. La dimostrazione l’ha avuta Salvini che parla da sovranista ma i primi a chiedere l’attivazione della procedura di infrazione sono stati i suoi amici ungheresi».
Infine, cosa distingue Boccia dagli altri candidati?
«Rivendico una battaglia su valori e principi fatta a mani nude con Michele Emiliano. Chi ha governato in questi anni tende a difendere se stesso. Non dico che abbiano governato male, ma erano gli obiettivi ad essere sbagliati. Corbyn è credibile a sinistra perché non aveva da difendere nulla del governo precedente».