Intervista rilasciata a Alessandro Barbera, pubblicata su La Stampa
Dice Francesco Boccia: «Purtroppo i problemi del sistema bancario italiano non si limitano alla soluzione di questa vicenda». Come risolvere il problema delle sofferenze, come applicare le regole europee sugli impieghi? Ma soprattutto «come si è svolta e si dovrà svolgere la vigilanza del regolatore nei prossimi anni?».
Il presidente della Commissione Bilancio della Camera attacca: «Chi ha autorizzato la Popolare di Vicenza ad un aumento di capitale due volte il valore del patrimonio netto? Oggi chi ha in mano quelle azioni ha subito un danno rilevante. Ovvio - continua Boccia - che un intervento del governo per le obbligazioni subordinate delle quattro banche andate in crisi non dispiace ai mercati. Ma occorre chiedersi di quali mercati parliamo».
Gli errori forse vengono da lontano? «Certo che sì. Nel 2008 i tedeschi ammisero i propri errori e autorizzarono costosissimi salvataggi di Stato». L' Italia invece no. «Si disse che andava tutto bene, e mettemmo la polvere sotto al tappeto. Oggi il tappeto è colmo e la polvere riempie le stanze delle banche». Boccia ci tiene a «non spargere allarmismi», però si chiede se le nostre grandi banche, per quanto solide «possono farsi carico della ristrutturazione e del consolidamento di quella parte del sistema bancario di periferia nei confronti della quale una parte della vigilanza ha chiuso gli occhi o, su cui, nella migliore delle ipotesi, ha sbagliato previsioni».
Il decreto salva-banche «è l' inevitabile conseguenza di un problema che riguarda anche la trasformazione» del modo di fare banca. «È prematuro dire quali sarà la soluzione definitiva, ma stiamo lavorando su un meccanismo per tutelare gli obbligazionisti che, ignari e senza volontà di speculazione, oggi sono sul lastrico. Inoltre per i partecipanti al fondo salva-banche auspico la deducibilità fiscale delle somme erogate».