RASSEGNA STAMPA

Votiamo insieme lo scostamento di Bilancio, sarebbe un segnale per la UE

07.03.2020
Intervista rilasciata a Wanda Marra, pubblicata su Il Fatto Quotidiano "Il nostro primo obiettivo è bloccare il contagio per non saturare le terapie intensive”. Francesco Boccia, Ministro degli Affari regionali, in prima linea nell’emergenza coronavirus, risponde a una telefonata ogni 3 minuti. Ma ci tiene a dire: “Riusciremo a capire davvero come sono le curve, quando cominceranno a finire le prime quarantene dopo le due settimane dal contagio. Per ora, nessuno può prevedere come vanno le cose”. Intanto avete messo in campo delle risorse ingenti. "Sì, 7.5 miliardi che devono essere autorizzati dal Parlamento perché correggono il rapporto deficit/pil dello 0,35%. Auspico un voto unanime e una presa d’atto da parte di tutti che si possono prendere risorse dal nostro bilancio senza litigare con tutti. Gualtieri non ha dovuto sbattere i pugni sul tavolo con nessuno in Europa. Alle Camere serve la maggioranza assoluta: ma se ci fosse l’unanimità, saremmo un bell’esempio per la Ue. Vorrei dire alle opposizioni che è inutile che sparino cifre: Conte ha ascoltato tutte le parti sociali e alla fine nessuno è stato in grado di dire quanti soldi servono. Chi spara numeri, li spara a caso". In che senso Gualtieri non ha dovuto litigare? "Quando sei credibile e non minacci nessuno le ragioni della politica prevalgono sempre. E poi anche per le regole europee in caso di emergenza si possono avere risorse aggiuntive. E ieri la riunione di Roberto Speranza con i ministri della Salute Ue è andata bene". Però non c’è un protocollo comune e Germania e Francia hanno bloccato l’export delle mascherine. "In queste ore sta cambiando tutto. Si è fatta la task force e si va avanti insieme". Come spenderete questi soldi? "Ci stiamo lavorando, faremo un decreto dopo il voto sullo scostamento del bilancio. Ci saranno misure per lavoro, credito, famiglie, imposte. Ognuno di noi ha una cartellina con le proposte dei partiti di maggioranza e di opposizione. Se serviranno altre risorse, come è probabile, potremo discuterne tutti insieme in occasione del Def ad aprile". C’è già una polemica che monta su come far rientrare i precari in queste misure. "Stiamo pensando ad ammortizzatori sociali in deroga per tutte le categorie, la Ministra Catalfo sta facendo un ottimo lavoro: la cassa integrazione ci sarà per chi ha un unico dipendente e per le grandi imprese". Che cosa farete per le terapie intensive? "Abbiamo già previsto un miliardo per la sanità. Bisogna aumentare del 50% i 5324 posti nelle terapie intensive. E non chissà quando, in questo mese: ieri Zingaretti ha annunciato 150 posti in più. Ogni Regione nel frattempo deve trovare delle risposte. Abbiamo disposto 20 mila assunzioni. Ogni Regione poi valuterà trasferimenti con territori limitrofi e sul richiamo dei pensionati. Ci tengo a dire che sto scrivendo a ogni presidente di Regione: alcuni di loro volevano attingere al fondo di emergenza di Bruxelles direttamente, ma invece la competenza è della Protezione civile. Ecco il coordinamento serve a questo. Evitare inutili perdite di tempo e sovrapposizioni burocratiche". A proposito di Regioni: ci sono stati vari contrasti con il governo nazionale in questa vicenda. "L’organizzazione territoriale della sanità è regionale, ma in casi di emergenza nazionale le linee guida le dà lo Stato. Dal Dpcm del 1° marzo c’è stata l’unificazione del percorso: e ogni decreto del Presidente del Consiglio omogenizza sempre più le regole. Questa vicenda ci deve far riflettere". Vuol dire che ci sarà un maggiore accentramento statale? "In casi in cui c'è un'emergenza nazionale decide lo Stato e ora è chiaro a tutti. È scolpito nella nostra Costituzione. Ma non si deve pensare che un servizio pubblico locale lo faccia meglio lo Stato perché rappresentano lo Stato anche le Regioni e i Comuni. Ma nella gerarchia sulle emergenze deve essere chiaro chi decide". E la sanità privata? "Pesa un quarto della sanità italiana e sta dando una mano importante ma la salute in italia è un diritto universale e dobbiamo essere orgogliosi della nostra sanità pubblica. Qualcuno sta già dando una mano. Per esempio, gli infettivologi sono essenziali. Ma dobbiamo essere chiari: la prevenzione territoriale che costa ed è fondamentale deve essere assicurata dallo Stato sempre e comunque. Chi l’ha smontata o ridimensionata nei decenni scorsi ha sbagliato". In questa fase, decidono gli scienziati o il governo? "Gli scienziati fanno le loro ipotesi. Sul blocco delle attività eravamo tutti d’accordo. La decisione è stata presa sulla base di quelle valutazioni, alcune molto molto dettagliate. Alcuni erano meno convinti di altri. Ma poi alla fine, l’ultima parola deve essere della politica". Non crede ci sia stata una overdose di comunicazione da parte di Conte e anche degli scienziati? "Un’overdose di trasparenza. Conte ha parlato per rassicurare gli italiani sulla base di decisioni prese da tutto il governo. Per quanto riguarda gli scienziati, gli stiamo consigliando di fare il lavoro che sanno fare meglio, ovvero gli scienziati. E se rappresentano le istituzioni devono evitare di farsi trascinare troppo davanti ai microfoni".

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