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USA 2016: la classe media quando si arrabbia ti manda a casa. Lezione per la sinistra

09.11.2016

“Solo chi non conosce gli USA poteva immaginare che Trump non avesse chance di diventare Presidente. La sua vittoria, lo ripetevo da mesi pur tifando Hillary, era inevitabile. Quando la classe media è arrabbiata e senza più un sogno collettivo la sinistra è destinata ad andare a casa. Da un paio d’anni la classe media americana dava segnali di insofferenza. Il sogno di Obama alla fine degli otto anni di presidenza non si era rinnovato. E il voto è sempre sul futuro, su una speranza di cambiare in meglio sulla base dei problemi del presente. Obama è stato un buon presidente sulla politica economica anche se, nonostante la crescita, la distanza tra le classi sociali è aumentata ed è stato altrettanto deludente sulle grandi questioni internazionali (con le importanti eccezioni di Cuba e Iran).

Oggi le grandi sfide globali sono quelle che incidono sulla vita quotidiana: dalle concentrazioni di ricchezze sempre più impermeabili ai modelli ridistribuivi, all'immigrazione affrontata spesso solo con demagogia, dal terrorismo internazionale alla solitudine di chi resta indietro. E così i focolai del mondo, a partire dal Medioriente diventano problemi che, se non affrontati adeguatamente, aumentano le paure anche della classe media americana che non si sente più rappresentata dalla sinistra

Volevano l'uomo forte al comando e l'uomo forte è arrivato. Quest'estate in Arizona, in California, in Nevada per ogni elettore di Hillary se ne trovavano almeno due di Trump. Era già chiaro allora che gli americani non avevano rinnovato il sogno di Obama con i democratici. E senza sogno vince il pragmatismo; quello di una classe media arrabbiata che ti (e ci) manda a casa.

Ora si sprecheranno i commenti su cosa succederà. Per il momento nulla di diverso dalle altre proclamazioni. La democrazia americana ha eletto il 45esimo presidente degli Usa e a noi non resta che augurargli “Buon lavoro, Presidente”.

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