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Il congresso PD subito dopo il referendum. Serve un pensiero lungo

06.10.2016

“Non mi piace la piega che ha preso il dibattito referendario, se questo è il clima mi pare evidente che i prossimi saranno due mesi in cui le ragioni degli altri non saranno ascoltate ma soltanto usate come clava contro il fronte opposto. Lo ribadisco, io voterò sì perché dopo 70 anni l’organizzazione dello Stato va riformata ma se vince il no non è un dramma. Sul referendum vedo troppa ansia da prestazione, quando invece si  dovrebbe avere un pensiero lungo, un approccio più da maratoneti che da centometristi.

Le istituzioni democratiche vanno adattate alla società di oggi, alla rivoluzione digitale che ha trasformato il capitalismo. Nel dibattito sulle riforme costituzionali la questione non è se dare ragione agli uni o gli altri ma se vogliamo cambiare in meglio l’organizzazione dello Stato e tutto questo dibattito avrà senso soltanto se dal giorno dopo il referendum ci impegneremo, come partito, su politiche moderne, incentrate sui nuovi diritti, sull’equità e su nuove forme redistributive.

Per questo motivo, sarebbe opportuno subito dopo il referendum di dicembre, qualunque sia il risultato, aprire la stagione congressuale in modo da permettere ai nostri militanti di confrontarsi nel merito delle diverse idee e opinioni all’interno del PD. La legislatura termina a febbraio 2018, anziché votare il segretario a ottobre 2017 sarebbe opportuno aprire il congresso subito dopo il referendum prevedendo le primarie nella primavera 2017”.

Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, intervenendo dalla sede del PD a “La politica tra riforme e progetti”, organizzato  da Innovatori Europei.
 

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