RASSEGNA STAMPA

Caos Jobs Act/ Boccia: il piano Renzi è senza coperture

01.10.2014

da il sussidiario.net

Intervista Francesco Boccia.

Un documento in quattro punti approvato con 130 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astenuti. E’ il testo programmatico sulla riforma del lavoro che lunedì ha ottenuto l’ok della direzione del Partito Democratico. Al primo punto c’è la modifica dell’articolo 18, con la sostituzione dell’indennità al posto dell’obbligo di reintegro in caso di licenziamenti di carattere economico. Il documento prevede inoltre l’impegno a estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari. Il terzo punto è la sostituzione dei contratti di lavoro precari con il contratto a tutele crescenti. Infine la riforma dei servizi per l’impiego. Tra i contrari al documento approvato dalla direzione del partito c’è Francesco Boccia, deputato del Pd che pure alle primarie aveva votato per Renzi.

Ci sono le coperture per estendere gli ammortizzatori sociali anche ai precari?

Penso che non ci sia un solo italiano contrario all’estensione dei diritti universali a tutti, precari inclusi. La critica che ho fatto in direzione è di sostanza ed è legata alle caratteristiche della delega, che in questo momento è in discussione al Senato e che è a saldo zero. Basta leggere le coperture della delega per rendersi conto che prima è necessario approvare i decreti che generano entrate, e poi quelli che determinano nuove uscite connesse alle coperture per i nuovi ammortizzatori sociali.

Che cosa prevede la delega Poletti su questo tema?

La delega Poletti in questo momento non consente di avere un euro in più rispetto alle risorse che normalmente sono utilizzate per quel pezzo di welfare. Per questo avevo chiesto di aprire ieri una discussione sulla legge di stabilità, per capire quante risorse possiamo reperire per finanziare le varie riforme, a partire da quella del mercato del lavoro. Quindi in un secondo momento probabilmente avremmo avuto anche la necessità di ritoccare le stesse deleghe. Come è noto non sono stato ascoltato, e ho messo agli atti questa mia proposta di merito e di metodo.

Che cosa accadrà con l’abolizione delle collaborazioni a progetto?

Siamo tutti d’accordo sul fatto che il mondo ideale non preveda nessuna forma di precarietà. Se ci fossero 30 miliardi, potremmo vivere in un Paese nel quale sia possibile dare un sostegno a tutti i lavoratori italiani in esubero, ma purtroppo questa somma non c’è. Dal momento che non c’è, se si modifica l’assetto attuale bisogna sapere dove si va. Sono d’accordo sulla cancellazione della precarietà, e mi auguro che questo porti a un’assunzione a tempo determinato dei lavoratori e non all’arruolamento in nero. Comunque non è una riforma che condivido e cercherò di fare cambiare idea fino all’ultimo momento al mio partito. Ma accetto le regole democratiche e il fatto che c’è una maggioranza che ha deciso che questa è la migliore riforma possibile.

Dove va il Pd dopo questa sconfitta della minoranza interna?

Io mi sono sempre sentito in maggioranza perché Renzi l’ho votato, anche se non sono sempre d’accordo con le cose che fa. Il Pd è rimasto l’unico partito in Italia, gli altri sono comitati elettorali, e noi dobbiamo batterci per evitare che il Pd si trasformi in un comitato elettorale. Bisogna abituarsi a dibattiti su alcuni temi che portino le persone a dire che non c’è un pensiero omologato. Renzi avrà sempre tra il 70 e l’80%, perché sono i numeri che sono venuti fuori al congresso. La mia sorpresa riguarda piuttosto il fatto che un dibattito molto serio sui contenuti non abbia prodotto un risultato altrettanto soddisfacente. Ciò di cui abbiamo bisogno è di più umiltà e rispetto.

Che cosa accadrà in Parlamento? Lei voterà contro la riforma?

Chi non è d’accordo, dovrà provare a valorizzare le proprie tesi e contributi fino all’ultimo momento. Mi auguro che chi ha il timone in mano provi a migliorare la proposta che dopo vedrà la luce. Se mio malgrado non sarà così mi adeguerò alla maggioranza del Pd. Se si sta in un partito perché si crede in una comunità politica e in un’idea di società, bisogna starci anche quando si è in minoranza su un’idea e su un progetto. Su questo io sono finito in minoranza, continuo a pensare di avere ragione, ma se la maggioranza del partito non la pensa come me adeguo.

Lei prima ha detto che servono più umiltà e rispetto. Eppure il documento finale, che lei non condivide, è proprio il frutto di un tentativo di mediazione politica per accontentare la minoranza …

E’ sempre così quando si discute dei documenti politici. Un tentativo è stato fatto, ma l’umiltà ci vuole anche dopo la discussione in direzione. Lunedì il segretario Renzi ha provato a fare alcune aperture, ma il tema centrale della delega Poletti a saldo zero non è stata affrontata. Spero di essere smentito con la legge di stabilità tra 15 giorni, ma temo che non sarà così.

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