RASSEGNA STAMPA

26.07.12 - RIFORMA LAVORO, LUCI E OMBRE ANALIZZATE DA PDL E PD

26.07.2012
Detassare il lavoro, legislazione flessibile, arbitrato per i contenzioni (Public Policy) - Roma, 26 lug - Più chiarezza nella flessibilità in uscita, meno restrizioni agli stage, lavorare sulla detassazione del lavoro, monitorare la riforma del lavoro appena entrata in vigore e prevedere per il lavoro una legislazione flessibile e continuamente modificabile, riscrivere le regole della contrattazione puntando a un modello partecipativo. Queste alcune delle proposte emerse durante un convegno organizzato da Illaboratorio.net a Palazzo San Macuto e a cui hanno preso parte, tra gli altri, l'ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, i deputati del Pd Francesco Boccia e Pierpaolo Baretta, il deputato del Pdl Maurizio Bernardo. Tutti gli interventi, pur con i dovuti distinguo, mettono in evidenza come la riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero sia un passo avanti doveroso nella legislazione del lavoro, anche se ancora adesso mantiene delle ombre da illuminare. Ombre che si addensano soprattutto su alcuni punti, come sottolinea l'avvocato Gabriele Fava: "I cosiddetti periodi di raffreddamento dei contratti a termine" ad esempio, così come il disincentivo allo strumento degli stage, la riduzione dei contratti a progetto e le incertezze sulla flessibilità in uscita. Su questo ultimo punto Fava dice: "Se in passato una causa durava 8 anni e il licenziamento veniva definito illegittimo, l'impresa doveva pagare il risarcimento pari agli stipendi arretrati più un indennizzo. Su questo punto si sono fatti passi importanti ma da un altro versante rischiamo di lasciare certezze vecchie per incertezze nuove. Il licenziamento disciplinare ad esempio, in campo processuale lascia molti dubbi e molte interpretazioni. Stesso per il licenziamento per motivi economici, quando e come si farà a dimostrare che è "manifestamente infondato"Per Pierpaolo Baretta, del Pd, "il limite complessivo della riforma del lavoro sugli ammortizzatori sociali è che è intervenuta nel momento peggiore. Bisognerebbe usare di più la crisi per rischiare delle iniziative innovative, invece di rimandare pezzi di riforma ad esempio al 2017. Ma per farlo ci vuole una coesione sociale. Oggi la legge c'è, con le sue luci e con le sue ombre, ma c'è. Non possiamo guardarla senza metterla in correlazione alla riforma delle pensioni. Se uniamo l'aumento dell'età di pensionamento con l'aumento della stabilità, il risultato è che si pone un problema del mix generazionale e del ricambio. C'è un nuovo livello di problematicità nella gestione delle imprese. Su questo ci si dovrebbe cimentare più di tutto: c'è bisogno di un sistema di relazioni più moderne, quindi si vada verso un modello partecipativo all'interno delle aziende, tra impresa e sindacati. Poi vi è un secondo aspetto: ci vuole una legislazione dinamica e continuamente in aggiornamento, senza ansie e bandiere da difendere. Questo il secondo salto di mentalità". Anche secondo Maurizio Bernardo, deputato Pdl, si poteva "osare di più", soprattutto sulla pubblica amministrazione, tema sul quale "la riforma è rimasta incompiuta". Francesco Boccia, del Pd, pone l'accento invece soprattutto sulla mancanza in Italia di un welfare adeguato, che supporti il lavoratore proprio mentre è alla ricerca di un posto. "Siamo passati - dice Boccia - da finti automatismi, come le casse integrazioni in deroga, a meccanismi che non agevolano la celerità e a una pubblica amministrazione non snella. Ed è su questo che si deve lavorare. Ancora non abbiamo condizioni di welfare per i disoccupati che l'Inghilterra ad esempio aveva già nel 1994. Questa riforma, con la mini aspi, certo non colma questo vuoto ma accorcia questo fossato". Queste le opinioni dei politici, ma cosa pensano le aziende della riforma del lavoro? Una voce arriva da Roberto Zecchino di Bosh che dice: "La riforma del lavoro l'ho analizzata con più luci che ombre. Certo ci sono cose che non capiamo. Ci ha colpito tanto il tirocinio formativo: un buono stage era importante. Certo capisco che non può durare troppo, capisco un po' meno il limite di 12 mesi. Tra le luci invece vedo il contratto di apprendistato: riusciamo a metterlo in carica e questo tornerà ad essere un modo per entrare nell'azienda, strumento importante come era negli anni '90 il contratto formazione lavoro. Si va avanti su una buona strada".(Public Policy)

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