RASSEGNA STAMPA

Stiamo lavorando per decidere insieme a Regioni e Comuni i tempi e le modalità di riapertura nella massima sicurezza

19.04.2020

Intervista rilasciata a Alberto Gentili, pubblicata su Il Messaggero

Ministro, cosa avete deciso nella cabina di regia con le Regioni?
«Innanzitutto la cabina di regia è un momento di confronto, le decisioni finali spettano poi al governo. Abbiamo iniziato a vedere quali attività e quando possono riaprire con gradualità tenendo conto alcuni aspetti fondamentali: il rischio contagio e poi le legittime esigenze economiche. In ogni caso è positiva la richiesta delle Regioni allo Stato di linee guida nazionali. E’ un grande esempio di responsabilità istituzionale».

Si è parlato di aperture modulari e flessibili in base alle Regioni? E’ questa una delle opzioni sul tavolo?
«Si discute di tutto e non si deve improvvisare nulla perché parliamo della protezione della vita degli italiani e della salvezza del lavoro e dell’economia del Paese. Gradualità significa che in alcune aree dove il contagio è lieve se non quasi nullo si devono fare valutazioni specifiche tra contagio e capacità dei territori di intervento sulla prevenzione sanitaria. Dico soltanto che la tutela della salute resta al primo posto. Non si fanno sconti su questo tema. E lo Stato ha il dovere di usare tutta la sua forza per far osservare le regole».

Resterà il divieto di spostarsi dalla propria Regione o dal proprio Comune?
«E’ una delle misure che stiamo studiando per valutarne l’impatto. Io sinceramente sono favorevole a conservare questo divieto con possibilità di deroga ovviamente per le attività lavorative indispensabili. Ma, tanto per intenderci, non per motivi che non siano lavoro o salute»

Il governatore De Luca ha detto: «Se apre il Nord chiudo la Campania». Siamo allo scontro Nord-Sud, come si porta la pace? «Comprendo lo stato d’animo di De Luca che è comune a tutte le Regioni del Sud dove sono stati compiuti miracoli per organizzare una rete ospedaliera efficiente, misure di prevenzione e monitoraggio costanti e importanti e in questo modo riuscire a mantenere la situazione in equilibrio. Penso ad esempio allo straordinario lavoro fatto nel Lazio. Tuttavia il presidente De Luca è saggio e sa benissimo che il governo ha ben presenti queste esigenze. E quindi si cercherà di trovare la migliore sintesi. Nel frattempo valgono i provvedimenti dello Stato in vigore sino al 4 maggio. Il dibattito non cancella le leggi, tanto per essere chiari».

Zaia chiede che il Veneto diventi zona economica speciale con «procedure semplificate e a uno specifico piano di investimenti pubblici».
«Quella della trasformazione dei burocrati in semplificatori è una proposta del governo e siamo d’accordo. Quando anni fa, e lo dico senza polemica, si pensava che quella della fiscalità di vantaggio potesse essere una soluzione anche per il Sud non molti del suo partito la pensavano così. Comunque ho stima del presidente Zaia, comprendo perché vuole attivare queste misure, le ritengo comprensibili e faremo il massimo per venirgli incontro. Credo che possano essere misure utili per il resto d’Italia ma prima di farlo possiamo riflettere un sull’impatto dei numeri»

I sindaci sono preoccupati, Decaro chiede uniformità di comportamenti in tutte le Regioni
«Ha ragione, il governo stabilisce le linee guida. Se però un territorio ritiene che al suo interno ci possa essere un rafforzamento delle misure in chiave restrittiva ha il potere e il dovere di farlo. Ma solo in quel senso. Una Regione non può e non deve attenuare provvedimenti dello Stato ma solo restringerli eventualmente».

Le zone rosse resteranno?
«Resteranno situazioni d’interdizione dove l’emergenza sanitaria lo motiverà. Partiamo da un presupposto: il lockdown è una questione non di principio, ma concreta. Le epidemie si combattono solo con il vaccino o con le limitazioni. Non ci sono altri metodi. Non esistono nel mondo».

Proviamo a dare qualche certezza, cosa apre domani o il 27 aprile? E cosa dopo il 4 maggio?
«Il Consiglio dei ministri è convocato per lunedì. La cabina di regia è servita a chiarirsi le idee sulla situazione reale, non quella degli slogan. Non dobbiamo farci prendere dalla fretta o dall’ansia da prestazione. Chi corre spesso corre verso il burrone. Dopo tanti sacrifici non manderemo l’Italia nel baratro».

Patuanelli lavora a una riapertura il 22 per le aziende con piani di sicurezza e a basso rischio. È un percorso condiviso o una fuga in avanti solitaria?
«Il ministro Patuanelli ha formulato un’ipotesi di lavoro e fa benissimo a simulare possibili soluzioni nelle aperture. Poi il governo deve decidere come, dove, cosa e quando».

Ha parlato con Fontana, quello della via lombarda alla libertà, cosa gli ha detto?
«Col presidente Fontana ci sentiamo ogni giorno, anche più volte. C’è un rapporto molto franco, ma anche di stima reciproca. Comprendo perfettamente l’esigenza di far ripartire la Regione più produttiva d’Europa, ma anche lui è d’accordo nel farlo con rigide garanzie per la tutela della salute pubblica».

Troppe task force e cabine di regia, non si rischia il cortocircuito? Per Bonomi il proliferare degli esperti è l’immagine di una politica che non ha capito dove andare. E cosa decidere.
«Davvero? Ma la politica sa dove andare, come farlo e quando farlo. Se poi lo fa in maniera diversa da quella che propone il presidente Bonomi, ebbene questo non vuol dire che non sappia cosa fare. E’ sorprendente questo ragionamento. Sarebbe come dire che in Confindustria non debbano esistere i comitati di esperti, gli uffici studi, i dipartimenti e tutte quelle strutture che servono ovviamente per adottare le migliori decisioni. Capisco le esigenze di Confindustria ma quando si è in un momento drammatico come questo sarebbe cosa giusta che la classe dirigente nel suo complesso, e quindi non solo la politica, si facesse carico di un elemento importante: il senso di responsabilità, a cominciare dalle parole».

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