17.10.11 - L'unità - Le banche sono solo strumenti assente é la politica
17.10.2011
Tempo di esempi. di Francesco Boccia e Dario Ginefra, deputati Pd. È tempo di esempi. Le parole, soprattutto se declinate su azioni e impegni legati al futuro, non bastano più. Non bastano per chi é maggioranza (giudicato impietosamente dai fatti), ma non bastano più nemmeno per l'opposizione. E non possono bastare a maggior ragione per il Pd. Per un partito che rappresenta in questo contesto di caos, propaganda e populismi a buon mercato, l'unica forza politica riformista senza un nome nel simbolo, con un segretario, Bersani, eletto democraticamente e con una rete di circoli sostenuti da volontari e attivisti in ogni parte del paese con oltre 10 milioni di elettori. Fatti, dicevamo e non parole. Esempi e non strumentalizzazioni. Veniamo dalla stagione piú buia della nostra storia in termini di "utilizzo della condizione degli ultimi e dell'uso della propaganda politica sulle sofferenze di chi é in difficoltá". Abbiamo costruito il Pd partendo dalla centralitá della persona, convinti che il mercato fosse uno strumento sempre riformabile per soddisfare i bisogni umani. Questo ci distingue dalla destra. Per noi non è un dogma, ma uno strumento. Tocca alla politica regolarlo. Alla politica coraggiosa, interpretare il tempo e la societá indicando chi fa quali sacrifici e per cosa. Questo non può più essere il tempo delle finzioni, delle strumentalizzazioni, dei ricconi di destra o di sinistra che danno lezioni di etica salvo avere holding all'estero, di gente con il vitalizio parlamentare, regionale ed europeo che sale sui palchi e dice "ragazzi vi spiego come funziona il mondo". Facile attaccare una banca centrale non avendo il coraggio o semplicemente la voglia di sacrificare un pó di più il proprio tempo di analisi per capire e poi spiegare ai giovani che le banche centrali sono strumenti, che é la politica che latita ed é responsabile di questa condizione. É la politica che non ha tassato la finanza e ci ha convissuto, non le banche centrali, austere istituzioni, forse superate, ma obbligate a seguire gli indirizzi della politica. Serve il coraggio di dire che per fare l'Europa vera quelle dei nostri figli, bisogna avere il coraggio di perdere sovranità, il coraggio di avere lo stesso esercito con i tedeschi e i francesi, di fare la finanziaria a bruxelles, di ascoltare tutti i sindacati europei e non quelli piú vicini a casa, di far saltare tutti i perimetri protetti delle categorie che rubano il futuro ai giovani. A L'Aquila, Bologna, Firenze, ovunque nel pd serve chiarire questi aspetti e dire che si è d'accordo sulla patrimoniale (anche se qualcuno nel partito è stato a lungo contrario), necessario rivendicare la tobin tax perchè l'abbiamo presentata noi in parlamento in questi ultimi due anni, (ma sempre gli stessi erano contrari) e poi connotiamo una nuova classe dirigente per l'abolizione dei vitalizi e il limite dei mandati. Occorre non solo non tornare indietro, come affermammo in tanti all'inizio di questa legislatura in quell'avvio di contaminazione tra personalità provenienti da esperienze diverse unite dal lavoro parlamentare, ma andare finalmente oltre i fortini. Occorre rigettare la tentazione di generare nuove correnti o meglio sottocorrenti. Occorre unire e non dividere, consapevoli che la sfida del Governo è prossima e che dovremo avere costruito per questo appuntamento elementi di reale innovazione nella nostra politica per il Paese. Occorre, a quattro anni dalla nascita del nostro progetto, porre la parola > fine alle posizioni di rendita degli ex e comprendere che un Partito puó dirsi tale, aperto e democratico quando sa far sentire protagonista nel > lavoro quotidiano ciascun nuovo iscritto. Occorre credere che il futuro possa essere migliore del passato. Occorre credere nel Pd, non nelle sue correnti, vecchie o nuove, non in pifferai magici, vecchi o nuovi. Solo e semplicemente nel partito dei riformisti italiani.