“È purtroppo noto a tutti, ed è oggetto di dibattito parlamentare, che le aziende sequestrate o confiscate per mafia e gestite da commissari giudiziari, indipendentemente dal valore dei commissari, finiscono quasi sempre tutte in fallimento. In questa vicenda non parliamo di aziende ordinarie ma di aziende atipiche che si occupano di informazione nelle grandi regioni del sud; in particolar modo, la Gazzetta del Mezzogiorno che, con la sua storia centenaria di giornale del sud ha sempre dato voce ai problemi dell’intero Mezzogiorno.
Non possiamo tollerare alcun errore o un passaggio di consegne come se fosse un discount che passa da una proprietà all’altra. E lo dico avendo il massimo rispetto per i discount. Qui parliamo di informazione, di giornalisti e di un pezzo rilevante di storia del pluralismo informativo del mezzogiorno.
Non sono ammessi errori gestionali, ritardi, men che meno errori giudiziari. Lo dico rispettando la magistratura che ha assunto queste decisioni: ma una cosa sono le responsabilità penali dei singoli, un’altra le decisioni che incidono su attività economiche che hanno rilevanza sociale ampia e riguardano aree vaste del Paese, come gran parte del mezzogiorno.
Personalmente, come più volte ribadito in Parlamento, ritengo che vadano riviste le modalità di gestione dei beni confiscati per ragioni connesse ad indagini giudiziarie per mafia: una cosa sono gli immobili o i terreni, un’altra le aziende che coinvolgono la vita di persone e famiglie assolutamente terze e incolpevoli. In questo caso, avrebbe più senso intervenire con trasparenti regole di mercato, attraverso l’amministrazione straordinaria, gestita dal Ministero dello Sviluppo Economico, che garantisce anche con norme ad hoc la vita delle imprese.
Le aziende affidate a commissari giudiziari per mafia, purtroppo, si trasformano quasi sempre in storie di fallimenti. Dalla Puglia, lo diciamo con nettezza, non consentiremo che vengano danneggiate le testate giornalistiche coinvolte, a partire dalla Gazzetta del Mezzogiorno” Così Francesco Boccia, deputato PD, interviene in ordine al sequestro finalizzato alla confisca di oltre 150 milioni di beni disposto dal Tribunale di Catania su richiesta della locale Dda riguarda l'intero gruppo editoriale che fa capo a Mario Ciancio Sanfilippo.