La vertenza Ilva fallisce per colpa di Calenda.
11.05.2018
(ANSA) - ROMA, 11 MAG - "Rovesciare la realtà su una vertenza industriale così delicata e importante per Taranto e il Paese è politicamente disonesto. La vertenza Ilva fallisce perché gestita male. Il tentativo maldestro di Calenda di usare come alibi il Presidente della Regione Michele Emiliano è gravissimo. A dire no sono stati tutti i Sindacati, nessuno escluso. Si chieda Calenda il perché di questo No. Se ha la memoria corta glielo ricordo volentieri: ha violato le regole più elementari di gestione di una vertenza industriale".
Così il deputato Pd Francesco Boccia attacca il ministro dello Sviluppo difendendo il governatore della Puglia dagli attacchi.
"Le vertenze - afferma l'esponente della commissione Speciale della Camera - si chiudono con un accordo quando ci sono almeno due condizioni: la condivisione del piano industriale e la certezza dell'azionariato. Sono mancate entrambe dal primo momento. Il piano industriale non è mai stato condiviso dalle parti sociali ed evito di entrare nel merito di foglietti volanti presentati in zona Cesarini che annunciavano la creazione senza lo straccio di alcun certezza industriale di oltre 1500 posti di lavoro attraverso Invitalia".
"Ma davvero - si chiede Boccia - qualcuno crede che la Puglia, i pugliesi e i lavoratori abbiano l'anello al naso? E sull'azionariato non c'è certezza sul ruolo di Marcegaglia, sul ruolo di Intesa e su cosa farà Cdp. Per non parlare delle questioni aperte relative alle vicende ambientali. E questo è solo lo stato dell'arte della strada scelta unilateralmente dal Ministro Calenda. Sfido Calenda in un confronto aperto nel partito ovunque egli si senta più a suo agio per spiegare ai nostri iscritti e ai lavoratori Ilva come mai l'indirizzo politico finale ha portato alla scelta di una proposta che era chiaramente a rischio antitrust (e lo si capiva dal primo momento) escludendo l'altra.
Ancora oggi appare inspiegabile perché si sia dissolta senza un confronto adeguato la cordata con Jindal, Delvecchio, Arvedi e la stessa Cdp".
"Può un ministro - incalza il deputato pugliese - di un partito di sinistra non dare alcuna certezza sulle ricollocazioni e assecondare per un'azienda in amministrazione straordinaria la richiesta di discontinuità lavorativa in cambio di condizioni di lavoro peggiorative? Io penso di no. Ma è quello che è successo ed era inevitabile il no dei sindacati. Senza alibi, senza Emiliano".