La web tax ormai "è superata e la battaglia è solo una: l'obbligo di avere una stabile organizzazione nei Paesi dove si fa business", che costringerebbe anche le multinazionali digitali quantomeno a pagare le imposte indirette, come l'Iva. Lo ha spiegato Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera intervenendo ad un convegno sulla web tax organizzato dall'associazione Stampa Romana.
Detassando di fatto i giganti del digitale "in questi anni abbiamo lasciato sul terreno qualche decina di miliardi", ha detto Boccia, che tuttavia si è mostrato scettico all'idea di imporre una tassazione sul fatturato.
"La discussione sulla web tax è vecchia, inutile e stantia: l'unica discussione è l'obbligo di stabile organizzazione nel Paese dove fai business".
"Non possiamo avere due mondi con due modelli fiscali diversi. Le imposte devono essere uguali per tutti. Altrimenti - ha proseguito Boccia - col digitale accade una cosa mai vista prima: il Pil che cresce e il gettito fiscale che cala. E questo a causa di gruppi che possono fare prezzi più bassi perché non pagano l'Iva e questa è concorrenza sleale dovuta a dumping fiscale".
I dati personali "sono di chi li genera e non di chi li gestisce" e i dati dei cittadini, come quelli sulla salute, devono essere gestiti dallo Stato su "un cloud pubblico", a tutela di tutti, e non da privati.
Quando vedo Regioni che pensano di risolvere i loro problemi affidando i dati a un privato vedo una cosa che va fermata. Vorrei che i miei dati di cittadino italiano venissero gestiti dalla Repubblica italiana", ha detto.
Più in generale "i dati non sono di chi li gestisce ma di chi li genera, a cominciare da quelli personali - ha spiegato Boccia -: devono stare in un cloud pubblico e non possono essere gestiti da privati".