Serve Bilancio comune non un altro ministro
“Dopo anni, finalmente, il presidente della Commissione UE, Juncker, ha messo in discussione l'unanimità sulle politiche fiscali, ma siamo ancora all'anno zero. È questo dibattito entra nel vivo solo per l'evidente inadeguatezza dei Governi di fronte alla voragine fiscale derivante dalla trasformazione dell'economia al tempo del digitale. Per cinque anni ci siamo sentiti ripetere che il superamento del concetto di stabile organizzazione e la webtax non avevano senso, salvo poi prendere atto che è necessario intervenire con urgenza. Va dato atto a Juncker nel discorso sullo stato dell'Unione di aver ricordato gli sforzi dell'Italia e degli italiani sui migranti che hanno salvato la faccia all'intera Europa, ma poi sul resto siamo all'orizzonte tracciato da un leader conservatore”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera.
“L'Europa oggi ha bisogno del coraggio politico che porta agli Stati Uniti d'Europa, non l'ennesima scorciatoia o l’attribuzione di maggior potere ai singoli Stati. E questo progetto si realizza soltanto tagliandosi i ponti alle spalle sull'unione fiscale, sul welfare, sula difesa comune e sugli investimenti pubblici. Più che un ministro dell’Economia europeo, che rischia di essere un altro centro di potere senza controllo politico, serve un vero bilancio comune e un Parlamento Europeo che conti e possa incidere realmente sulle scelte politiche.
Fino ad oggi, preferendo la politica delle scorciatoie abbiamo solo messo toppe su toppe. Non capisco i facili entusiasmi, soprattutto in casa nostra, nel PD il partito dei riformisti italiani sul discorso pronunciato da Juncker sullo Stato dell’Unione Europea. Capisco gli entusiasmi dei conservatori ma quelli di noi riformisti sono bizzarri e incomprensibili. Il presidente della Commissione UE ha dimostrato, ancora una volta, il suo essere un leader di centrodestra. A parte l’apertura alla possibilità di poter votare a maggioranza qualificata sulle materie in cui oggi è necessaria l’unanimità dei Paesi UE e il riconoscimento a quanto fatto dal nostro Paese sul tema migranti, poi Juncker si conferma lontano dall’idea di un riformismo di sinistra in Europa”.