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Prima i manager MPS li cambiava Siena, oggi JP Morgan

29.11.2016

"Minacciare il bail-in se qualcuno non aderisce come ha fatto il Monte è inaccettabile. All'assemblea del 24 novembre che ha dato il via libera al piano del nuovo management di Mps hanno votato soci che rappresentano il 23% del capitale: considerando che al 16-17% ci si arriva solo coi cosiddetti 'grandi soci', vuol dire che il destino del 77% di piccoli e piccolissimi azionisti è stato deciso da quella minoranza, tra cui c'è il Tesoro col 4%". Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in un'intervista al Fatto Quotidiano.

"Il tema è cosa deve fare la politica per tranquillizzare tutti. La risposta è la stessa: intervenire nell'interesse collettivo e non di pochi. Una banca compra e vende soldi: ma se non riesce più a farlo perché non glieli portano o non glieli chiedono serve una scelta politica".

Invece con Mps "ci siamo messi nelle mani del 'prestito ponte' delle banche guidate da Jp Morgan che non è stato ancora erogato. E qui c'è la cosa più bizzarra. È utile ricordare che tutto il marchingegno di ripulitura della banca dalle sofferenze si basa su 4,6 miliardi di garanzie statali, le Gacs. Ma se paga Pantalone tanto valeva che decidesse pure.

E invece decide Jp Morgan incassando pure 448 milioni di commissioni. Ci si affida alle banche d'affari e su loro input si cambiano i manager. Trovo pittoresco ricordare le critiche di Renzi alla politica locale dei decenni scorsi per le sue ingerenze nella banca: prima i manager li cambiava Siena e oggi Jp Morgan"

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