“Il discorso del Presidente della Commissione Europea, Juncker, è diverso dai precedenti perché se non altro riconosce alcune priorità connesse alle difficili sfide che abbiamo davanti, ma siamo ancora molto lontani dagli Stati Uniti d'Europa.
Apprezzabile lo sforzo di raddoppiare gli investimenti fino a 630 mld, ma l'apertura ancora modesta sulla flessibilità e la genericità relativa agli interventi su Internet, la timidezza sul fisco, confermano le difficoltà dell'Unione di puntare senza tentennamenti a una stagione che metta la crescita e la condizione sociale degli europei davanti a tutto.
Per un'intera classe dirigente che ha trasformato negli ultimi dieci anni il sogno Europeo dei costituenti in un mosaico di vincoli e procedure, questa è l'ultima chiamata per evitare le derive nazionaliste. Se i principali Paesi europei, a partire da Italia, Francia e la stessa Germania, tutte al voto tra 2017 e 2018, non saranno in grado di dare risposte chiare già in questa legge di bilancio su crescita, investimenti, innovazione e occupazione questo discorso sarà ricordato come l'ultimo tentativo di una classe dirigente che ha capito tardi e male come e quanto stava cambiando la società.
Un'evidente ultima spiaggia anche per i vertici europei dei grandi partiti”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, commenta il discorso di Jean Claude Juncker sullo stato dell'Unione.