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Concertazione anni ’90 è morta. Corpi intermedi fondamentali ma devono interpretare modernità

24.05.2016

“Stiamo attraversando la quarta profonda rivoluzione del capitalismo globale che, come tutte le rivoluzioni, ha fatto saltare i modelli a cui eravamo abituati, creandone altri. La classe dirigente europea l’ha capita tardi e male. In Italia il costo del ritardo l’hanno pagato tutti i partiti e i corpi intermedi. L’economia digitale ci ha catapultati in un mondo che l’Italia ha sottovalutato. Gli USA sono stati i precursori, la Cina e parte dell’Oriente se ne sono accorti correndo ai ripari, mente noi siamo rimasti in mezzo come meri consumatori.

Questi cambiamenti hanno stravolto la società contemporanea. I corpi intermedi hanno difeso un modello di concertazione che non aveva francamente più senso, poi dipende sempre da chi guida e dallo stile di guida. Per me restano fondamentali, ma si devono organizzare per essere più incisivi in un mondo completamente diverso, ponendo dei modelli di interlocuzione che interpretano la modernità: i precari e i disoccupati al tempo della data economy.

Il rischio, in un modello politico e sociale che vede la continua contrapposizione tra vecchio e nuovo, è di venire percepiti come la parte vecchia da spazzare via e sarebbe un grave errore. In ogni caso, non ci sono nostalgici delle riunioni in Sala Verde a Palazzo Chigi”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, intervenendo al forum per la promozione dello Sviluppo Equo e Sostenibile, insieme a Giorgio Alleva, presidente Istat e Elio Ciaccia, presidente di MyBes.

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