"Sindacato e Politica separati: i lavoratori si rispettano così"
"Non ho mai criticato il corteo Fiom, anzi mi fa piacere che accanto agli operai ci fossero tanti giovani e insegnanti. Ma chi fa politica non deve speculare, ma conoscere soprattutto i propri doveri".
Lettera aperta di Francesco Boccia alla Direttrice pubblicata su l'Unità del 18 ottobre 2010
Cara Direttrice,
una breve premessa per evitare incomprensioni: la separazione tra politica e sindacato è per me sempre stato un principio sacro. Uno di quelli per i quali vale qualsiasi prezzo politico. Uno di quelli su cui poggia la democrazia di un Paese moderno.
Per ottenerlo e difenderlo migliaia di martiri civili si sono sacrificati, molto spesso pagando con la vita. La politica per me, vista con gli occhi di un liberale di sinistra dev'essere separata dal sindacato, esattamente come deve esserlo da molti altri corpi intermedi da ascoltare e mai da inquinare.
Questo principio di libertà non è negoziabile: è così, punto e basta. Il sindacato ha una funzione basilare in democrazia: difendere i diritti dei lavoratori. Per questo motivo la legge assegna ai rappresentanti sindacali precise garanzie. Lo fa non perchè essi siano simpatici, ma perchè così difesi possono e devono difendere meglio i lavoratori.
Siamo daccordo su questo? Spero proprio di sì. La Fiom ha organizzato una marcia per difendere la sua piattaforma, denunciare lassenza di una politica industriale, battersi con forza contro il precariato selvaggio che sta distruggendo diverse generazioni di lavoratori. Io condivido tutto questo. Non sono daccordo sulla strategia industriale da adottare per accrescere lo stato di benessere dei lavoratori, ma mi inchino dinanzi alla passione, alla disperazione, alla speranza di migliaia di lavoratori che gridano ad alta voce i loro diritti. E per questo mi sconcerta e non poco il fatto che lo stesso sindacato non si batta perchè il suo corteo, la sua protesta, la sua rabbia non vengano inquinati da speculazioni politiche.
Se i partiti vogliono, organizzino un loro corteo, una loro marcia, una loro manifestazione. Con le loro bandiere e i loro slogan. Ma scippare il bisogno o il dolore di chi sta perdendo o ha già perso il lavoro, ebbene questo lho detto e lo ripeto, è nauseante.
Qualcuno si è offeso dopo le mie dichiarazioni di sabato e col solito sistema del ventilatore del fango ha tentato di attribuirmi una forte critica al corteo. No, questo non si fa. Il corteo, lho detto chiaramente, è sacro. E accolgo con grande piacere il fatto che accanto agli operai ci siano anche gli studenti, gli insegnanti, insomma il mondo del lavoro che ogni giorno ci guarda con speranza e sollecitudine. Ma la politica no. Non può continuare a intaccare come ha fatto in questi anni in Italia, con le sue bandiere che cambiano spesso nomi, loghi e colori, linnocenza di migliaia di operai che soffrono in virtù di una sedicente primogenitura della difesa dei diritti.
LItalia è un paese malato. E malato di conflitti dinteresse permanenti e il presidente del consiglio è la rappresentazione plastica di questa condizione.
Ma sono in conflitto dinteresse pezzi interi della nostra società, la lista è lunga. I professori che fanno vincere i concorsi universitari ai figli nello stesso reparto e poi magari scendono in piazza contro la Gelmini, gli amministratori che prendono in giro i disperati facendo sognare un posto di lavoro ottenendo in cambio qualche decina di tessere fino a chi la mattina mette la giacca di un'organizzazione e il pomeriggio quella dell'istituzione controparte. La lista è lunga e noi non possiamo far finta che non sia così.
Dobbiamo tirarci fuori da questa melassa dove tutto sembra uguale a tutto ma ci sono sempre quelli più uguali degli altri.
Continuerò a sostenere in Parlamento, come faccio giorno e notte, le istanze dei lavoratori della Fiom e non della Fiom e lo farò adempiendo fino in fondo al mio dovere. E come tutti gli amici veri quando non sarò daccordo su qualcosa lo dirò senza prendere in giro nessuno.
E se un giorno accanto a un gruppo di lavoratori che scendono da un pullman autofinanziato dopo aver fatto mille km, rivedrò qualche furbetto che scende da una comoda autoblu col vitalizio per incrociare qualche telecamera e parlare al Paese dei bisogni dei lavoratori al posto degli stessi lavoratori, bè, anche a costo di perdere qualche amico ridirò le stesse cose di ieri. Per difendere i diritti degli altri, chi fa politica deve conoscere soprattutto i propri doveri.