"Sapete quanto voglio bene a Michele (ndr Emiliano), ma questo no alla firma del Patto per il Sud è francamente incomprensibile e ingiustificabile". Esordisce così Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, oggi all'Università degli Studi di Bari, per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Ateneo, intitolato allo statista Aldo Moro di cui oggi ricorre il centenario della sua nascita, insieme al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sui fondi europei oggetto del braccio di ferro tra la Regione Puglia e Palazzo Chigi che ha, di fatto, rinviato sine die la firma del patto per il sud.
"Sul 2014-2020 c'è un Por Fesr pari a 7,12 miliardi" sottolinea il Presidente della Commissione Bilancio che proprio nell'ultima Stabilità inserì una norma che obbligava il Governo a riferire al Parlamento entro il 30 Aprile, "la Puglia è l'unica regione che ha ricevuto con la Basilicata il cofinanziamento nazionale intero al 50% mentre Campania, Sicilia e Calabria, a causa delle loro performance, hanno ottenuto solo il 25%. Questo perché è stata riconosciuta alla Puglia governata da Vendola e dal Pd fino al 2015 una buona performance nel settennio 2007-2013”.
“La legge di stabilità 2015 – aggiunge Boccia - ha previsto che il Fondo di Sviluppo e Coesione per il periodo 2014-2020 non fosse programmato su base regionale ma per piani operativi con obiettivi nazionali. In questo quadro la Puglia ha a disposizione altri 2 miliardi che, sommati ai 7 del Por, fanno 9. Cosa aspettiamo a firmare e a far partire gli investimenti? Tra l'altro ho avuto modo di guardare la lista delle spese e degli investimenti inviata dalla Puglia a Roma e l'ho trovata un pugno in faccia alle regole più elementari della programmazione. 115 progetti e micro interventi significa frammentare tutto e dare soldi a pioggia".
"Avrei capito la necessità di un chiarimento dopo la legge di stabilità 2015", ha poi sottolineato Boccia, "quando attraverso la proposta Delrio partì una ricognizione delle risorse non ancora sottoposte a impegni giuridicamente vincolati, quindi non spese e impegnate, che portò a uno spostamento verso la decontribuzione sul lavoro per 3,5 miliardi".
"Io per primo chiesi conto di quella scelta, ma i presidenti delle Regioni furono compatti nel dire Si al Governo. L'unico taglio subito dalla Puglia in quel momento è stato di quasi 229 milioni a fronte della dotazione iniziale di 941. Un taglio del 24% a fronte del taglio del 43% per la Campania, 37% per la Sicilia e 35% per la Calabria. Ma quelle risorse sono tornate, per la Puglia integralmente con la decontribuzione. Si può quindi discutere se sia stato opportuno o meno, ma non firmare perché non ci sono risorse è oggettivamente sbagliato oltre che non vero. Allora di cosa parliamo?
Oggi le imprese, le uniche in grado di stimolare investimenti privati e quindi capaci di fare occupazione, ci chiedono trasparenza e celerità. 9 miliardi andavano spesi in sette anni. Sono già passati due anni e mezzo. Penso – conclude il presidente della commissione Bilancio - sia opportuno firmare chiedendo magari al Governo e al Parlamento ancora più celerità. Invece siamo finiti in una diatriba incomprensibile e, a questo punto, ingiustificabile".