Parla il presidente della V commissione Camera Francesco Boccia
(Public Policy) - Roma, 22 apr - Sacrosanto dire di no e porre un veto alla proposta di un tetto ai titoli di Stato detenuti dalle banche, un'idea che sembra una "ritorsione" nei confronti dell'Italia e degli altri Paesi che beneficiano delle misure della Bce di Mario Draghi. Parola del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia(Pd), che in un'intervista a Public Policy affronta i temi al centro della riunione informale dell'Ecofin che si tiene ad Amsterdam tra oggi e domani. La questione del tetto ai titoli, sostiene Boccia, è un "ricatto" e un modo, tedesco ma non solo, per spostare l'attenzione su altro e rimandare la creazione della garanzia unica sui depositi che sarebbe "l'unica cosa da fare" per realizzare poi le tappe imprescindibili dell'unione bancaria e fiscale europea che "si dovevamo realizzare subito intorno alla moneta unica" e invece abbiamo sbagliato. Per l'Italia, se passasse la linea del tetto ai titoli "sarebbe una catastrofe", dice Boccia. Mentre la strada del fondo Atlante "è quella giusta", dice, anche se il deputato Pd immagina che, facendo leva sulla Cassa depositi e prestiti (sempre con risorse di minoranza) si possa arrivare a raddoppiarne la portata, fino quindi a 10-12 miliardi di risorse, per dare un segnale più forte. E dal nuovo decreto Indennizzi, atteso per fine mese, il presidente della V commissione di Montecitorio si aspetta anche "risposte sul piano fiscale" per le banche, per spingere gli istituti a dare un contributo per le banche in difficoltà. A livello europeo, infine, Boccia auspica, dopo il completamento dell'unione bancaria e l'unione fiscale, l'avvio di un percorso che porti agli Eurobond per rilanciare gli investimenti.
D. COSA PENSA DI QUESTO ECOFIN E DELLA PROPOSTA DI PORRE UN TETTO AI TITOLI DI STATO DETENUTI DALLE BANCHE? R. Penso che l'Italia debba opporsi con tutte le proprie forze e l'intenzione del governo italiano di porre il veto in sede Ecofin su questo è sacrosanta. Penso che la presidenza olandese stia avendo un atteggiamento incomprensibilmente scorretto perché questo tema non era considerato tra i prioritari, mentre lo hanno sempre più spinto al centro del confronto, fino al passaggio di questo fine settimana. Per altro la sede più giusta in cui discutere di tetti sui TITOLI di Stato è Basilea, perché riguarda tutti i mercati e non solo l'Europa.
D. SE LA LINEA DEL TETTO AI TITOLI PASSASSE COSA RISCHIEREBBERO LE BANCHE ITALIANE? R. Se passasse questa linea sarebbe una catastrofe. È ovvio che bisognerebbe reperire risorse alternative, che in questo momento sarebbe complicato fare e inciderebbe sul capitale delle banche stesse. Il problema non è solo italiano ma le banche italiane per effetto di strategie che hanno caratterizzato gli ultimi cinque-sei anni, hanno nei loro portafogli un numero consistente di TITOLI di Stato.
D.TITOLI CHE FINO A IERI VENIVANO CONSIDERATI PRIVI DI RISCHI. COME MAI ORA C'È QUESTA PREOCCUPAZIONE? R. La sensazione che ho e di cui mi assumo la mia responsabilità perché quello che dico non è dimostrabile con prove, è che le scelte che Draghi (Mario, presidente della Bce; Ndr) ha fatto, soprattutto l'aumento del quantitative easing a 80 miliardi al mese, non siano state digerite da alcuni Paesi del Nord, in particolar modo dalla Germania. La sensazione che ho è che questa sia una sorta di ritorsione. Non ne ho la prova ma un po' di impronte digitali ci sono.
D.UNA RITORSIONE NEI CONFRONTI DELL'ITALIA? R.Non solo contro di noi, ma contro tutti quelli che dai tassi zero evidentemente hanno un beneficio. Questa sulle banche è una scelta fuoriluogo.
D. VISTA LA SITUAZIONE SUI CREDITI DETERIORATI E IL BAIL-IN. SI RISCHIANO RIPERCUSSIONI SISTEMICHE? R. Non c'è dubbio.
D.COSA CI INSEGNA QUESTA VICENDA? R. Questa vicenda dimostra che è stato un gravissimo errore non costruire subito intorno all'euro una serie di accordi comuni sia sull'unione bancaria che sull'unione fiscale. In quel momento ci siamo fidati e forse abbiamo sbagliato, perché pensavamo che tagliandoci i ponti alle spalle avrebbe responsabilizzato tutti. E invece no.
D. SI STA FRENANDO LA CREAZIONE DI UNA GARANZIA UNICA SUI DEPOSITI? R. Hanno spostato il dibattito. E non è possibile usare il tetto ai titoli come ricatto rispetto alla sacrosanta necessità della garanzia unica sui depositi che completerebbe il percorso verso l'unione bancaria. La garanzia unica sui depositi era l'unica cosa che aveva senso fare, non ne stiamo più parlando e su questo ha responsabilità, mi spiace dirlo, la presidenza olandese. Senza la garanzia unica restano in vita tutte le tensioni che noi tocchiamo ogni giorno da un po' di tempo a questa parte sulla tenuta del sistema bancario e sul grado di fiducia dei risparmiatori. Farlo sarebbe un segnale forte, un segnale di assunzione comune di reponsabilità che, invece, non c'è. Lo vogliono tutti e non si capisce perché non si faccia. O meglio, si capisce. Il problema è politico e va affrontato a questo punto su questo piano.
D. IL GOVERNO ITALIANO COSA DOVREBBE FARE? R. Il governo deve dire con chiarezza, così come sta dicendo, che questo tetto ai titoli di Stato non è sostenibile. Ripeto che è sacrosanta l'intenzione di voler porre il veto in sede Ecofin. Dovrebbe quindi aprire una discussione molto molto seria sul completamento dell'unione bancaria e sulle altre scelte che abbiamo di fronte. Che per me non possono che essere l'unione fiscale e una grande stagione di rafforzamento di investimenti pubblici oltre il piano Juncker.
D. COME SI POTREBBE INTERVENIRE SU QUEST'ULTIMO PUNTO? R. Immagino un salto di qualità in Europa: partito il piano Juncker il passaggio successivo è l'emissione di obbligazioni, magari anche della Bei, condivise su investimenti pubblici concordati. Insomma un percorso che porti agli Eurobond. Così da consentire ai Paesi di finanziare con debito comune investimenti strategici: se ne possono scegliere uno-due a Paese con un assunzione di debito comune. Sarebbe un segnale nuovo di solidarietà e anche di visione lungimirante.
D. SULLE BANCHE IL GOVERNO ITALIANO COSA DOVREBBE ANCORA FARE? R. Come ho già detto in Parlamento, la gestione delle sofferenze andava affrontata un anno prima, di questo abbiamo anche discusso con Padoan. In questo momento penso che la strada del fondo Atlante sia quella giusta. Utilizzando la Cdp, mantenendola sempre in una quota di minoranza perché è giusto che l'operazione resti privata, si potrebbe spingere verso un aumento delle dimensioni del fondo, così che possa dare un segnale forte. Penso che con un peso serio della Cdp, mantenendosi sempre sotto un terzo, si possano raddoppiare le risorse del fondo. Ora vediamo come parte il fondo, ma penso si possa andare oltre e questo possa consentire di dare certezze al sistema, sia per quanto riguarda la garanzia per gli aumenti di capitale, che è la cosa che più ci deve coinvolgere in questa fase storica, sia per lo smaltimento degli Npl. Detto questo il governo deve anche dare una serie di risposte sul piano fiscale, e questo lo vedremo con il cosiddetto decreto indennizzi.