NEWS

18.09.2009 - "Blocco derivati, si fa sul serio" - ItaliaOggi

18.09.2009

"Blocco derivati, si fa sul serio"

Presentata alla camera la proposta di legge Boccia appoggiata da 50 deputati di Pd e Pdl. Stop ai nuovi contratti e immediata risoluzione di quelli in essere.

Articolo di Francesco Cerisano apparso su ItaliaOggi del 18 settembre.

Niente più derivati per gli enti locali fino a quando non sarà data definitiva attuazione al federalismo fiscale. Immediata risoluzione, alle condizioni di

mercato in essere al momento della chiusura, dei contratti già sottoscritti. E ancora, risoluzione automatica dei contratti in derivati stipulati dagli enti in dissesto finanziario. Sono i tre cardini della ricetta di austerity finanziaria messa a punto dal deputato Pd, Francesco Boccia, e formalizzata in una proposta di legge (anticipata su ItaliaOggi dell’11/9/2009) presentata ieri alla camera dei deputati. Sulla quale stanno convergendo molti deputati di maggioranza e opposizione.

L’idea di bloccare del tutto i derivati fino a quando, con il federalismo, gli enti locali conquisteranno la tanto sospirata autonomia finanziaria, è maturata nel pensatoio trentino di «VeDrò» e ha subito raccolto un consenso bipartisan. A Boccia si sono aggiunti la collega di partito Paola De Micheli, ma anche autorevoli esponenti del Pdl: Giulia Bongiorno, presidente della commissione giustizia di Montecitorio, Nunzia De Girolamo e Laura Ravetto.

E le adesioni sono destinate a crescere in queste ore. «Puntiamo a raccogliere il sì di almeno altri 50 deputati che saranno cofirmatari della proposta di legge», dichiara Boccia a Italia-Oggi. «Vogliamo porre una volta per tutte all’attenzione del parlamento il tema del debito degli enti locali che ammonta a circa 110 miliardi di euro, di cui quasi un terzo (40 miliardi) sono stati swappati. E le perdite potenziali superano abbondantemente il miliardo di euro».

«Per troppi anni», prosegue il deputato pugliese, «il sistema bancario ha approfittato della debolezza degli enti locali e della deresponsabilizzazione del centro rispetto alla tenuta dei conti pubblici. Ora è giunto il momento di mettere ordine in questo sistema distorto sfruttando i decreti attuativi del federalismo fiscale».

Entrando nel merito, la proposta di legge Boccia è composta da soli tre articoli e da un’articolata relazione tecnica nella quale si ripercorre tutta la normativa intervenuta in questi anni in materia di derivati.

Dalla Finanziaria 2002, che per prima ha consentito il ricorso al mercato dei capitali da parte degli enti locali fino agli ultimi interventi restrittivi culminati nel dl 112/2008 (modificato dalla Finanziaria 2009) che ha sospeso l’utilizzo degli swap in attesa di un regolamento del ministero dell’economia (d’intesa con Banca d’Italia e Consob).

Un giro di vite che però non è servito ad arginare il fenomeno.

Di qui la necessità di uno stop radicale sul modello di quanto fatto 20 anni fa dal governo inglese, il primo ad aver imposto un divieto assoluto agli enti locali di sottoscrivere swap.

«Fino a quando non sarà chiarita la reale capacità di un ente locale di provvedere autonomamente alla raccolta delle entrate fiscali, gli swap rappresenteranno sempre una mina vagante sulle tasche dei cittadini», scrive Boccia nella relazione. «Solo dopo aver fissato le regole della capacità di raccolta degli enti, sarà possibile ridefinire le tipologie di swap possibili, limitando la possibilità di firmare contratti solo agli enti in grado di garantire un certo equilibrio di bilancio».

L’idea lanciata da Boccia è di agganciare gli swap a una serie di indicatori di bilancio. Nella relazione si fa qualche esempio di quali potrebbero essere questi parametri. Per esempio un’autonomia finanziaria non inferiore all’80% o uno stock di debito non superiore all’80% delle entrate correnti.

Ma anche tassi medi di interesse superiori del 3-4% rispetto ai tassi di mercato. E ancora, un’altra strada potrebbe essere fissare una durata contrattuale massima di cinque anni o una percentuale massima di debito da swappare (per esempio, non più del 50%), oppure una fascia demografica al di sotto della quale vietare gli swap (10 mila abitanti).

In ogni caso, si prevede che i requisiti per consentire l’accesso ai derivati vengano definiti con decreto del ministero dell’economia da emanarsi entro sei mesi dall’entrata in vigore dei decreti attuativi del federalismo fi scale.

Prima, come detto, lo stop ai derivati sarà assoluto.

Per i contratti in essere la proposta di legge prevede che vengano risolti «alle condizioni di mercato correnti al momento della chiusura, previo accordo da stipularsi con l’Abi entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge».

In caso di valore di chiusura negativo, bisognerà informare il Mineconomia che valuterà la congruità dei tassi rispetto ai valori di mercato. Agli enti sarà comunque concessa la chance di un rimborso rateizzato di durata non superiore a quella del debito sottostante. Per gli enti in dissesto finanziario la proposta di legge Boccia prevede la risoluzione automatica dei contratti in essere e l’inserimento del valore di chiusura nella massa passiva se negativo, o nella massa attiva se positivo. Alla fine la proposta di legge prevede la modifica degli articoli 254 e 255 del Tuel.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO



LEGGI ALTRI ARTICOLI