Ripartiamo dalle regole senza doppia morale
Lettera Aperta a Minervini di Francesco Boccia dell'8 ottobre 2009
Ho letto lintervista a Guglielmo Minervini che chiede di aprire il dibattito sulla questione morale allinterno del Pd. Usa toni forti, forse più netti di quelli da me utilizzati prima dellestate quando, in una calda segreteria regionale del partito, tra molti silenzi, posi il problema delle regole e della questione etica.
Allora fui investito (sui giornali e mai in un'assemblea aperta) da insulti e fui definito, nellordine: disfattista, complice del nemico, autore di complotti.
Oggi sono felice di constatare che Minervini sente lesigenza di parlare di questi temi, anche se lo fa solo a pochi giorni dalle elezioni primarie del partito.
Considero Minervini un punto fermo del futuro Pd e lo inserisco a pieno titolo tra quegli assessori che hanno dato lustro alla giunta regionale. Ma dissento dal suo punto di vista perché parte dalla fine e non dallinizio dei problemi. E parte dalla fine perché critica comportamenti sbagliati per evidenziare il timore che il Pd sia scambiato per un partito di faccendieri. Resto dellidea che tutto nasce da un vizio dorigine: la mancanza di regole.
Il buon governo non è solo il rispetto della legge: quello è un obbligo. Il buon governo è stabilire e applicare regole di buona condotta che preservino lazione amministrativa da intromissioni clientelari. Da mesi sostengo lesigenza che dobbiamo dirci in faccia alcune semplici cose: governare bene significa scegliere i direttori generali delle Asl per competenze indiscutibili e non per appartenenze politiche; governare bene vuol dire far diventare primari i medici migliori con la certificazione della comunità scientifica, non della segreteria politica più vicina.
Vogliamo continuare con revisori, fornitori e dipendenti? E non è un problema giudiziario (lo decideranno eventualmente i magistrati), ma certamente politico: quando i manager delle Asl provocano un miliardo di buco sarebbe buona cosa non difenderli a spada tratta o girarsi dallaltra parte, ma cacciarli e avviare una bella azione di risarcimento danni. Quando, poi, si decidono i concorsi dei primari a tavolino da quindici anni, o qualcuno stabilisce chi è più bravo e chi no, in virtù di una folgorazione avuta dal cielo, allora vuol dire che non abbiamo costruito la "Puglia migliore" ma ha vinto il modello culturale tradizionale parassitario, perbenista e gattopardesco.
Quel modello era anche una parte consistente dell'eredità politica che ci aveva lasciato il centrodestra nel 2005 tra formazione professionale e sanità. La nostra rivoluzione doveva partire dalle regole e così non è stato. Le abbiamo cambiate nella formazione, non l'abbiamo fatto nella sanità.
Non mi piace chi si comporta da Catone il censore e non sopporto i moralisti a senso unico, quelli che considerano lavversario un lestofante a priori. Però la classe dirigente del centrosinistra aveva il dovere, oltre che un impegno elettorale, di porre i paletti che avrebbero evitato, soprattutto nella sanità, la commistione malata tra imprese, politica e burocrazia.
Credo che il Pd debba costruire non un nuovo partito ma un partito nuovo per un'idea moderna di societá.
Verrà il momento, spero con la segreteria regionale di Sergio Blasi, nel quale sarà possibile confrontarsi faccia a faccia su ciò che doveva essere e non è stato, ci sarà finalmente loccasione di poter discutere serenamente e in libertà di coscienza e di spirito su una gestione dellurbanistica regionale tra le migliori dItalia e sulle eccellenti politiche sui trasporti e purtroppo anche di una mediocre gestione delle aziende pubbliche. Finora non è stato così.
Minervini lo sa: chi ha osato esprimere opinioni diverse è stato tacciato di ogni sorta di misfatto, secondo il consueto costume delle dittature secondo le quali il pensiero contrario non è un bene comunque da tutelare, ma una mosca da schiacciare.
Il nuovo Pd, anzi il Pd "nuovo", dimostri di essere una casa di vetro e spalanchi le finestre a mille e mille idee. Ma prima di tutto e di tutti vengono le regole: quelle che vietano i doppi incarichi, i conflitti dinteresse palesi e nascosti, le battaglie scorrette in funzione del tornaconto personale. Sono sicuro che con uomini come Sergio Blasi, ma anche come Guglielmo Minervini (senza amnesie), il partito saprà ascoltare tutti coloro che ci chiedono una cosa sola: serietà.