“Le preoccupazioni di Israele legate all’accordo con l’Iran sul nucleare, alla luce della storia di questi ultimi decenni, sono comprensibili, ma non si può pensare di aprire le porte al cambiamento se non si fa leva su un’idea di società diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a ieri. Vale per l'Iran, per Israele, per l'Europa e l'intero occidente.
L'apertura verso l'Iran è prudente ma storica e ha come obiettivo quello di far saltare gli schemi in quella parte del mondo islamico in guerra. A Vienna è stato posto un primo tassello, adesso i controlli dovranno essere seri e rigorosi, in un confronto assiduo e continuo; Federica Mogherini ha il merito di aver accompagnato un accordo storico che rappresenta il primo passo di una strada auspicabilmente nuova per gli equilibri di un mondo molto più difficile e complesso di quello che abbiamo alle spalle. Con questo accordo hanno perso i conservatori, sia americani che iraniani.
I problemi non si risolvono solo con l'alternativa militare, lo scontro nel mondo islamico tra sunniti e sciiti, e tra gli stessi sunniti di Paesi diversi, può essere superato liberando le giovani società dall'oppressione, dall'isolamento, dal permanente scontro di civiltà. In Iran, soprattutto, c'è una giovane società che ha voglia di rapportarsi con il mondo, che desidera vivere in un mondo aperto ed è nostro dovere vincere questa scommessa. L'Iran del prossimo decennio potrà cambiare definitivamente solo con la forza delle nuove generazioni.
È questa speranza l'arma più dirompente da contrapporre alla guerra inter islamica in corso e agli interessi economici che hanno sempre influenzato le strategie militari”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, interpellato a Montecitorio sull’accordo con l’Iran sul nucleare.