“Il decreto Popolari che stiamo discutendo in queste ore avrà un senso solo se permetterà di aumentare il credito alle imprese. Ad oggi, se le banche devono prestare soldi alle grandi multinazionali o investono in obbligazioni o Titoli di Stato vengono premiate; viceversa, se devono prestarli alle piccole e medie imprese sono spesso ‘corte di capitale’ e, alla fine, evitano di farlo perché penalizzate da regole che la politica avrebbe il dovere e l’autorevolezza per cambiarle”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, intervenendo in commissione Finanze e Attività Produttive sulla riforma delle banche popolari.
“Se non si mette in discussione questo modello – aggiunge Boccia - si continuerà a ignorare la vera causa delle difficoltà di sostenere il credito alle imprese. Le scelte che il governo si appresta a fare con questo Dl toccano centinaia di migliaia di risparmiatori e di imprese territoriali che rischiano di vedere i loro risparmi trasformarsi in risorse utilizzate per intercettare nuovi investirori al solo fine di coprire le perdite di banche oggetto in questi anni di acquisizioni sbagliate. È in questo rischio che si racchiude il nodo politico dell’intero decreto; rischio che non permette di esimere nessuno dalle proprie responsabilità. La riforma delle banche popolari, così come sta per essere approvata, aumenta il credito alle imprese o mette in sicurezza acquisizioni sbagliate attraverso nuove possibili future acquisizioni? Attraverso nuovi investitori?”
“Se le tesi di Causi, collega che stimo per la sua serietà, sono corrette sul rapporto tra le popolari, il territorio e il mercato allora continuiamo a non capire perché ci sia una soglia a 8 mld. Se Causi ha ragione – replica Boccia nel corso del dibattito in commissione - l'alternativa alla soglia BCE (30 mld) è applicare la stessa regola a tutte le popolari. Quelli sollevati oggi sono nodi cruciali e dal governo imprese e risparmiatori si aspettano risposte chiare”.