Dal semestre italiano attendiamo un segnale
“L’annuncio della chiusura da gennaio 2015 di Google News in Spagna apre una nuova stagione nei rapporti tra gli Stati nazionali e le multinazionali del web. Rapporti che si deteriorano ogni giorno di più. In Francia il duro braccio di ferro fra editori e Google, in Belgio e in Germania le tensioni hanno portato ad accordi basati sulla minaccia della de-indicizzazione che non pare aver trasformato le fibrillazioni in una tregua. Sul fronte del commercio elettronico, della musica, del cinema, della pubblicità, del turismo e dei giochi online, la degenerazione connessa alla concentrazione di ricchezza frutto di vera e propria elusione fiscale sta determinando da parte di alcuni Paesi reazioni molto dure contro gli elusori, l’ultima quella del Regno Unito che ha scelto la strada della tassazione dei profitti (fino al 25%), evitando anche il confronto europeo sulle imposte indirette, strada pacifica inizialmente scelta dal parlamento Italiano per tentare di trovare una soluzione di equità fiscale. Evidentemente gli inglesi non credono più che l’UE possa affrontare il tema, dimostrando quanto miope è stata la cancellazione della webtax da parte del governo Italiano. Il ricatto di Google ora in Spagna apre una pagina nuova: quella del capitalismo online che dice ‘non pago i contenuti (il lavoro in rete) e se non ti sta bene, non faccio il servizio e ti ignoro o addirittura ti oscuro’. Questa sgradevole minaccia può solo essere contrastata con la politica ferma e decisa. Mi auguro che nell’ultimo Consiglio Europeo del semestre di presidenza italiana, il tema venga trattato come prioritario e ci si renda conto della gravità dello sfruttamento del lavoro, dei talenti e dei contenuti che quotidianamente viene fatto dalle multinazionali del web da oggi sommato anche alle minacce che ci riportano alle esperienze peggiori, dei conflitti connessi alla degenerazione del capitalismo senza regole”.
Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera.