Meglio finanziare lavoratori e pmi invece che aiutare le multinazionali del web
“Respingere l’emendamento di SEL sulla Google tax riferita a editoria, pubblicità e informazione è un errore pari a quello fatto ieri con il no alla webtax sul commercio elettronico. La mia posizione sul tema della tassazione dell’economia digitale è ormai nota, adesso tocca al governo chiarire la propria e trovare in questo scorcio di semestre europeo una soluzione così come più volte annunciato dal Presidente del Consiglio. Anziché dire no ai ‘quota 96’ della scuola, ai ragazzi che aspettano lo scorrimento delle graduatorie, ai precari che aspettano risorse aggiuntive sugli ammortizzatori sociali, limitandole ai chiaramente insufficienti 200 milioni, non sarebbe più semplice e più equo far pagare le imposte ai giganti del web? Da più di un anno parliamo di web tax e c’è ancora chi si ostina a considerarla una nuova tassa, non capendo, non so a questo punto se in malafede o semplicemente perché non è informato, che si tratta solo di far pagare un’imposta indiretta a tutte quelle aziende che si ostinano a non pagarla, continuando ad eludere il fisco italiano. Mentre il collega Andrea Romano e gli appassionati del web libero predicano il ‘no alle tasse per le multinazionali del web’, non s'accorgono della guerra tra poveri sui giochi. Nessuno poi di questi libertari della rete s'indigna, però, per le piattaforme illegali dei giochi online che entrano nelle case di tutti attraverso tablet o smartphone e che, inevitabilmente, utilizzano, loro malgrado o a loro insaputa, i big della rete per approdare sui siti illegali mentre i conti off shore continuano a crescere e noi, qui in Parlamento, dibattiamo sul crollo di gettito dell’amministrazione fiscale”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, durante il dibattito sulla legge di stabilità, interviene sugli emendamenti relativi a web tax e giochi online.