Multinazionali del web paghino le tasse nei paesi in cui fanno profitti
“La portata straordinaria dell’economia digitale sui commerci, sui servizi e sulla produzione di valore di numerosi settori economici è ormai sotto gli occhi di tutti. Come dimostra l’ampio dibattito parlamentare italiano, lo studio della commissione Ue e lo stesso dibattito tra numerosi Stati degli Usa, così com’è cambiata la società al tempo dell’economia digitale deve necessariamente cambiare l’intelaiatura fiscale che regola i rapporti tra Stati nazionali, società e imprese. Ad un tema così complesso ci si approccia con la chiarezza, la determinazione e il rigore tipici dell’analisi dei fenomeni economici, così come avviene da qualche anno in pochissimi centri di ricerca economici nel mondo e, per la verità, anche in pochissimi parlamenti, a partire da quello italiano. La soluzione indicata è semplice così com’è facilmente comprensibile la rivoluzione sui comportamenti e il funzionamento delle imprese. Non importa dove le imprese hanno la loro sede, importa dove vendono e fanno profitti. La tassazione va, dunque, spostata tutta sulle imposte indirette, sulle cosiddette ‘consumption taxes’, a partire dalle Sales taxes, dalla V.a.t. (per come funzionano negli USA) e l’Iva in Europa. Esattamente la soluzione prospettata dal Parlamento italiano nel 2013. Speriamo che questa ennesima consapevolezza declamata non si trasformi nell’altrettanto ennesima resistenza dimostrata fino a questo momento dalle Ott e dalle stesse istituzioni compiacenti”.
Così Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, commenta il documento concordato sul tema dell'ottimizzazione fiscale da Ocse e G20.