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02.10.2010 - "Se si vota con tre poli si bissa l’errore del ‘94" - Il Riformista

02.10.2010

«Se si vota con tre poli si bissa l’errore del ‘94»

Intervista a Francesco Boccia pubblicata su «Il Riformista» del 2 ottobre 2010.

Boccia. «Per andare oltre la Seconda Repubblica serve una grande alleanza tra riformisti, cattolici democratici e liberali veri. Fini nostro alleato? Perché no».

Braccio destro (nel senso letterale del termine) del vicesegretario del Pd Enrico Letta, economista dall’ottimo pedigree nonostante la giovane età (42 anni), Francesco Boccia oggi è onorevole del Pd.

Il Pd vede le elezioni anticipate sempre più vicine. Ma è davvero possibile cambiare la legge elettorale?

È una porcata e va cambiata al più presto. Chi la difende, come fa il Pdl, non vuole ristabilire un  rapporto diretto tra eletti e elettori. È imbarazzante che la Lega, che della questione del rapporto diretto con il territorio ha fatto il proprio core business, preferisca che i deputati e i senatori vengano scelti a Roma (o a Milano, fa lo stesso) e non sui territori. Ecco perché ha fatto bene Franceschini a chiedere una rapida calendarizzazione della legge elettorale.

Ma ci sono i numeri per cambiarla, in Parlamento?

Io credo si sì. Naturalmente il primo punto all’ordine del giorno in una possibile riforma deve essere quello della reintroduzione delle preferenze o comunque di un rapporto diretto eletti-elettori, come avviene, per esempio, nel Provincellum, il sistema di voto per le Province, una buona base di partenza per discuterne. Come pure lo è la legge elettorale della Campania, che stabilisce l’alternanza uomo-donna, nelle liste. Una legge che ha ben funzionato. Poi, però, bisogna prendere per le corna il vero problema: premio di maggioranza e soglia di sbarramento non possono stare insieme. L’attuale premio di maggioranza consente a una forza del 35-38% di avere la maggioranza assoluta dei seggi: è innaturale. Si può, invece, alzare anche di molto l’asticella della soglia di sbarramento, portandola al 4-5%.

A quali forze vi rivolgerete, in Parlamento, per cambiarla?

A tutti. Principalmente a Fini e Casini, ma mi auguro che anche Di Pietro voglia essere della partita. E soprattutto mi auguro che sia la Lega Nord da un lato che aree importanti del Pdl, di tipo liberale, vogliano accettare la scommessa di seppellire la Seconda Repubblica e favorire il ricambio delle classi dirigenti, dando vita a un vero rinnovamento della politica.

Capitolo alleanze. Con chi deve farle, il Pd?

Se è vero che la Seconda Repubblica è finita, vuol dire che sono finiti anche i perimetri di alleanze che abbiamo conosciuto finora. Dico  no  una riedizione del ’94: Berlusconi e Lega da una parte, polo di Centro (ieri con Segni e Martinazzoli; oggi con Fini e Casini), alleanza dei Progressisti. Bisogna cambiare schema del tutto: l’Italia ha davanti la possibilità storica di andare oltre la Seconda Repubblica con una grande alleanza tra i riformisti, cattolici democratici e liberali veri.

Anche con Fini?

Nessuno va bollato per il proprio passato altrimenti quelli da escludere dovrebbero essere tanti. E le assicuro che ce ne sono tantissimi nella sinistra radical chic dalla doppia morale. Di Fini quello che ci interessa è che idea ha del Paese e se è disposto a fare le riforme che da sempre stanno a cuore al Pd: lavoro, giustizia e fisco.

E Di Pietro?

Di Pietro è benvenuto se fa diventare sua la riforma sulla giustizia presentata da Andrea Orlando all’assemblea del Pd come noi oggi riconosciamo i preziosi passi in avanti fatti dall’Idv sul lavoro. Su questi temi si può costruire. Sull’attacco al presidente della Repubblica e sul pessimo discorso fatto alla Camera sulla fiducia è quasi impossibile costruire. Qual è il vero Di Pietro?

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