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19.01.13 - QUAOTE LATTE, VERDI DI VERGOGNA ? ( dal Blog dell' Unità lasottilelinearossa del 19.01.2013 )

19.01.2013
Limpido il comportamento della Lega sulla vicenda quote latte? Sarà pure vero che la dirigenza del partito non ha a che fare con le perquisizioni dei giorni scorsi – questo lo stabiliranno le indagini in corso – ma sulle parole di Maroni che minaccia querele per “10 milioni di euro” a quei “giornali mascalzoni” che hanno “riempito di fango” il suo partito, beh, su questo qualche perplessità rimane. Per essere chiari, e per rinfrescare la memoria a tutti quei leghisti che, oggi, a poche settimane dal voto, vogliono ergersi a paladini della correttezza, non è che il Carroccio negli anni scorsi, sull’argomento quote latte, sia stato questo grande esempio di onestà. Anzi, i fatti, e i numeri, dimostrano proprio il contrario. Da un lato 800 furbetti che mai, ostinatamente, si sono voluti mettere in regola, dall’altro oltre 15 mila allevatori onesti che onestamente hanno pagato le loro quote, onestamente hanno sostenuto sacrifici e onestamente sono riusciti a rimanere sul mercato. A dirla tutta, quindi, credo proprio che la Lega sia in forte debito con tutti quegli allevatori che hanno dovuto, per colpe non loro, pagare salate multe alla Ue, una sorta di tassa-Lega per coprire tutti quei furbetti che hanno preferito altre vie, di certo poco lecite. A chiarire il quadro un po’ di numeri: 2 miliardi e mezzo è la cifra pagata cash dal nostro Paese per le multe. E da dove è stata recuperata? Ovviamente, dai fondi per le politiche agricole, dopo che già in sede comunitaria era stata abbonata una somma considerevole. 1,5 miliardi (circa) sarebbe la cifra che resterebbe da riscuotere – anche se, parte di questi crediti non sono più esigibili visto il fallimento di alcune aziende – ma la gestione dell’Agricoltura della coppia Alemanno (prima) – Zaia (poi) ha ostacolato tale azione di riscossione, togliendo anche la competenza ad Equitalia, e ha prodotto due mirabili interventi di rateizzazione che hanno fruttato, nel 2003, poco più di 200 milioni e circa 4 milioni di euro dal 2009 ad oggi. Se si considera che, su un importo esigibile dallo Stato italiano di 515 mln di euro (e sono stati sottoscritti contratti di rateizzazione per soli 86 mln), è evidente che questi 4 mln sono alquanto risibili. E per chi avanzasse ancora dei dubbi basta dare uno sguardo ai dati forniti dalla Corte dei Conti. Quelli già da sé parlano chiaro. Il resto, poi, lo chiarirà la Magistratura. A rincarare la dose, come se il quadro non fosse già di per sé drammatico, anche l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che, nel 2003, ha posto il veto su importanti provvedimenti di natura fiscale con il solo scopo di ottenere la dilazione delle multe in sede Ecofin. Per non parlare, poi, di chi è stato seduto in questi anni in Parlamento, tra i banchi della Lega: il leader di quegli stessi allevatori che continuano a non voler regolarizzare la loro posizione. O ancora, si calano perfettamente in questo contesto, le azioni mediaticamente più plateali. Vedi il tanto discusso condono per gli splafonatori o il sostegno senza se e senza ma a delle vere e proprie manifestazioni di lotta, anche violente, come il “sequestro” dei funzionari Equitalia. È evidente che la tanto decantata chiarezza in casa Lega lascia a desiderare. E la questione quote latte mi pare tutt’altro che chiusa. C’è un’indagine in corso e i fatti e le responsabilità andranno chiarite nelle opportune sedi. Ma, a prescindere dal caso specifico dei giorni scorsi, sulla questione quote latte è la classe politica leghista, tutta, a dover rispondere a degli interrogativi, a fare un mea culpa e prendersi tutte le responsabilità del caso. Senza scaricarsele a vicenda né tantomeno nascondendosi dietro una stampa “mascalzona”. Perché qui stiamo parlando non solo di una delle gestioni più fallimentari dell’Italia nei confronti dell’Unione europea ma anche di un danno erariale per il Paese di enormi proporzioni.

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