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08.10.12 - I MODERATI PD " SPACCATI " TRA PIERLUIGI E MATTEO ( da Gazzetta del mezzogiorno pagina 7 del 08.10.2012 )

08.10.2012
La tregua tra Bersani e Renzi sulle regole delle primarie non abbassa i toni della polemica. Un mini-accordo che lascia ancora aperta la questione fondamentale: chi non vota al primo turno del ballottaggio, potrà votare al secondo? La Bindi dice no, Renzi, sabato sera da Bari, ha detto che non accetterà mai questo stop. Un nodo, quindi, solo congelato. Ma l'avvio della campagna delle primarie tra i tre principali competitor lascia sul campo i temi prettamente più politici: le alleanze, l'eventuale Monti bis, il rinnovamento della classe dirigente. Un tema, quest'ultimo, che rappresenta il piatto forte del «rottamatore » Renzi. E che sembra fare breccia nel popolo del centrosinistra. Tanto è vero che, dicono i bene informati del «pensiero bersaniano », lo stesso leader del partito starebbe pensando ad un forte rinnovamento della classe dirigente del partito. Poi emerge in queste ore un'altra variabile: il posizionamento dell'area cattolica e moderata del Pd, nello scontro Bersani-Renzi. Giusi Servodio è l'unico parlamentare pugliese (almeno per ora) che appoggia il sindaco di Firenze: «La partecipazione a Bari è stata molto significativa e spontanea, non organizzata da grandi apparati. Renzi non ha attaccato gli altri candidati e ha fatto un discorso di contenuti». E la rottamazione? «Ha chiarito che lui non vuole rottamare le persone, ma un metodo, una cultura statalista e assistenzialista. Non per niente ha unito il merito e la solidarietà». Renzi è di sinistra o di destra? «Ma no, è sbagliato, come dice la Bindi, sostenere che Renzi rappresenta una proposta liberista. Dire che non è possibile continuare ad ingrossare il debito pubblico perché lo scarichiamo sui nostri figli e nipoti, è un discorso liberista? Non mi sembra proprio». La Servodio sottolinea che «Renzi sta rielaborando, innovandolo, il Lingotto di Veltroni. Sul blog di Renzi ci sono i contenuti, su quello di Bersani non ci sono perché come fa a mettere insieme Letta e Fassina?». Certo, i cattolici e i moderati del Pd vivono una stagione difficile. Come spiegare l'appoggio a Bersani, erede della tradizione comunista e non a Renzi, ex Popolare? La questione, ora sottotraccia, sta lentamente venendo a galla. In fase di riflessione appare l'area Fioroni. Gero Grassi afferma che «il giorno perdente. Decideremo il da farsi nelle prossime ore». Infine aggiunge che «un altro problema serio dell'area cattolica è la consapevolezza della impossibilità di un governo Bersani-Vendola di fronte alle sfide che impongomo i problemi attuali». Francesco Boccia rileva che «il giorno dopo c'è un Pd più forte e solido sotto gli occhi di tutti. È sempre più evidente che senza il Pd Pd non esiste alcuna alternativa alla destra italiana che ha mal governato con la lega in questi ultimi 10 anni . Ci potrebbe essere una rottamazione “ versione Bersani ? “ Il confronto – dice Boccia – per le primarie sarà sulle ricette economiche e sociali per il paese non sui nomi da prepensionare . Altrimenti sarebbe un’occasione persa per tutti. Poi ogni, ogni stagione ha i suoi tempi e i suoi protagonisti . Ed è evidente che nel 2013, per la prima volta dal 1994 ci sarà un premier eletto diverso da quelli che hanno caratterizzato la stagione della cosiddetta seconda repubblica. Sarà un caso se i premier eletti in tutte le consultazioni dal 1994 sono stati solo Prodi e Berlusconi ? No, non è un caso E’ stata la storia di questi vent’anni . Storia che per quanto ci riguarda ha avuto momenti di profonda crisi per il paese. Storia che queste primarie archivieranno definitivamente. Alcuni dei protagonisti di questi ventanni sono già passati alla storia, penso a Ciampi, Padoa Schioppa e lo stesso Prodi. Altri ci andranno naturalmente per ragioni anagrafiche, altri ancora per scelte personali, altri perché non saranno più in grado di dare un contributo all'altezza dei tempi». Ma il rinnovamento generazionale? «In politica contano i fatti. E i fatti dicono che Bersani in 3 anni ha rinnovato il Pd. La stragrande maggioranza dei segretari regionali sono trentenni e quarantenni. La segreteria nazionale è fatta da una nuova generazione che è quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Dai protagonisti dei decenni precedenti arrivano spesso contributi importanti. Penso a mille casi quotidiani in parlamento sulla politica estera, sulle relazioni internazionali o a vicende amministrative complesse. I casi di Fassino a Torino e dello stesso Pisapia (esempio di come la coalizione con Sei funziona) a Milano dimostrano come l'età e la militanza non siano un limite se messe al servizio di tutti. Anzi, rappresentano un quid. Bersani mette al centro la persona, crede nella riformabilità del capitalismo, garantisce la mescolanza, guarda lEuropa negli occhi proseguendo la strada tracciata da Monti proponendo nuovi modelli ridistributivi ed evita derive conservatrici a sinistra (con Vendola) o a destra (con Renzi). Per questo sosteniamo Bersani, pur essendo personalmente amico di Matteo Renzi che è un patrimonio del Pd e apprezzando l'impegno di Vendola per la costruzione della coalizione». Ma gli ex de perché stanno con Bersani? «C'è ancora - sottolinea – la distinzione tra ex De e ex Pei? Se fosse vero, sarebbe fallito il progetto dell'Ulivo. Io invece penso che sia stata una straordinaria intuizione politica e culturale che ci ha portato alla nascita del Pd. Sono passati ventanni. Abbiamo voluto, desiderato e sognato il Pd. Alla fine la soluzione migliore su chi resta e chi no è farlo decidere agli elettori».

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