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07.09.12 - Nessuna svendita di Stato. La battaglia del PD per Ansaldo Energia e nuove politiche industriali ( dal Blog dell' Unità del 07.09.2012 La sottile linea rossa )

07.09.2012
Quando si tratta di numeri il rischio di trasformare tutto in un dibattito surreale, fatto di cifre in libertà, con la corsa a chi la spara più grossa è sempre molto alto. Vedi il balletto di cifre sul patrimonio immobiliare dello Stato, tanto per restare sull’attualità. Un giorno si parla di 400 miliardi, un altro si smentisce, un altro ancora si rincara la dose. Allora, fosse solo perché il dibattito ha riempito le pagine agostane della stampa generando non poca confusione, è giusto mettere un po’ d’ordine e fare chiarezza. Ad oggi, esiste una sola cifra ufficiale, pari a 50 miliardi di euro, riportata nell’elenco dei beni dello Stato trasferibili allegata al decreto sul federalismo demaniale targato 2010. Questi presunti 400 miliardi, al momento, mi sembrano un po’ difficili da raggiungere. Se poi nel calderone si volessero inserire anche i vari Colosseo o Fontana di Trevi allora sì che la cifra lieviterebbe. Ma non mi pare questo il caso. Il tema, però, prende tutta un’altra piega se in tale cifra fosse compresa anche la svendita di alcune aziende di Stato. La questione, allora, sarebbe ben diversa. E su questo la posizione del PD è stata molto chiara, fin dall’inizio: siamo favorevoli alle dismissioni di tutti gli asset non indispensabili (a partire dal patrimonio) ma non vogliamo che si vendano alcuni pezzi strategici soltanto perché alcune holding sono in difficoltà. E il caso emblematico è quello di Ansaldo Energia. O meglio, della svendita di un’azienda sana come Ansaldo Energia del gruppo Finmeccanica alla concorrente Siemens. Posso capire che Ansaldo Energia non sia più strategica per Finmeccanica, posso anche capire che davanti all’offerta avanzata da Siemens ci si soffermi a riflettere. Ma qui entrano in ballo altre questioni, si tratta della politica industriale del nostro Paese. Ed è per questa ragione che, sulla vicenda Ansaldo, abbiamo presentato un’interpellanza al governo e al ministro Grilli, abbiamo portato il tema in Aula e le risposte che da adesso in poi ci aspettiamo non possono sintetizzarsi in un semplice: “Siemens ha fatto un’offerta, a noi quel miliardo serve e l’accettiamo”. Perché siamo estremamente convinti che in alcuni settori, e quello di Ansaldo Energia è uno di questi, lo Stato può e deve garantire investimenti importanti, anche più di alcuni privati, a maggior ragione se ci troviamo di fronte ad un’azienda tedesca con il chiaro obiettivo di acquisire un concorrente pericoloso, riducendone il peso sul mercato. Tanto per avere un quadro completo della situazione, ricordo che stiamo parlando di un’azienda che, attualmente, è tra i primi gruppi al mondo di produzione di energia, che nel 2011 ha conseguito ricavi per 1,2 miliardi di euro e ha acquisito ordini per 335 milioni dall’Italia, per 389 dall’Europa, per 479 dall’Africa, per 28 milioni dal Medio Oriente, per 15 dalle Americhe e per 3 milioni dall’Asia. Di un’azienda che, in Finmeccanica, è titolare del più alto numero di brevetti, un bel 17% di certo appetibile ad un concorrente come Siemens. Alla luce di questo, quindi, se l’operazione andasse in porto lo scenario prospettato non sarebbe proprio idilliaco: prima si fonderanno le aziende e poi si prenderanno quote di mercato, guadagni e posti di lavoro (si parla anche di un indotto di dieci mila posti lavoro) trasferendoli in Germania. Quindi, se Finmeccanica ha bisogno di liquidità, se ha bisogno di vendere i suoi gioielli per fare cassa, lo metta nero su bianco e dia la possibilità ad azionisti e governo di valutare un possibile intervento, anche temporaneo, della Cassa depositi e prestiti e fare un piano di rilancio delle strategie industriali dell’azienda. Perché è inconcepibile che, in questo preciso momento storico, si possa pensare di fare cassa vendendo un’azienda che rappresenta un patrimonio di conoscenza per il nostro Paese. ( dal Blog dell' Unità del 07.09.2012 Lasottilelinearossa )

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