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20.08.12 - I POLITICI COINVOLTI DEVONO DIMETTERSI ( intervista a Francesco Boccia ( Pd ) l'Unità pag. 13 del 20.08.2012 )

20.08.2012
Premetto che conoscendo molto bene Taranto, da pugliese, e le enormi virtù di quella straordinaria città, so cosa significhi per i tarantini l' Ilva, nel bene e nel male. Ho trovato quindi assolutamente fuori luogo il conflitto scatenato dal livello locale fino a quello nazionale, tra politica e magistratura. L'onorevole Francesco Boccia, economista, fu commissario liquidatore per il crack dell'amministrazione comunale, uno dei più virtuosi della storia italiana. Sul caso Ilva può esprimersi da vicino . Dico subito che nel diritto di un paese avanzato come il nostro, nel 2012, non dovrebbe essere possibile chiudere un'azienda solo in virtù di un'indagine, perché per staccare la spina ad un'impresa ci vuole quantomeno un processo, visto che può sempre trovare il modo per salvare una realtà produttiva. Aggiungo che conosco bene la serità con cui lavorano e si impegnano i magistrati di Taranto, che ho avuto modo di conoscere da vicino durante la vicenda del più grande dissesto pubblico che ha avuto questo paese. Quindi lo dico chiaramente senza nulla togliere alle loro capacità e alla lro autonomia per quanto mi riguarda mi sarei fermato un metro prima.
L'Ilva però, come dimostra l'inchiesta, é sempre più un cortocircuito di economia e politica.
Sia chiaro che di tutta questa vicenda emerge un grande problema politico perché la normativa industriale ed ambientale in vigore in questo paese, checché ne dica il ministro Clini , é inadeguata. Sono norme con grandi buchi e spazi enormi nei quali si possono infiltrare interpretazioni non corrette e speculazioni, cosicché chi non vuol mettersi a posto, o investire o semplicemente prendere tempo, può farlo tranquillamente. Da questa vicenda, molto delicata e complessa, emerge la povertà della responsabilità politica che é mancata perché tutte le norme non hanno sanzioni e scadenze certe, prescizioni nette e imposizioni ben definite.
I dati sulle emissioni e la mortalità, intanto, sono agghiaccianti.
E' chiaro che il tasso di inquinamento del 2002 non é quello del 1970 o del 1980, ma il tema vero é se la qualità dell'aria a Taranto sia simile a quella delle altre città industriali. Non é così : é sicuramente peggiore. Ma ripeto che dal caso Ilva non si esce mettendo contro pezzi dello Stao, ma casomai mettendoli insieme. Oggi ci sono macerie e rischiamo un terribile braccio di ferro tra chi sostiene le ragioni del lavoro e chi chiede giustizia per familiari morti o ammalati, per cause in corso di accertamento. La colpa di tutto questo, per usare una sintesi, non é certo del gip Todisco, ma di chi doveva fissare regolare certe é non l'ha fatto.
C'é una via d'uscita ?
Ci vogliono i fatti : il decreto che ci accingiamo a discutere in parlamento deve colmare le lacune fissando tempi certi per gli impegni presi dall'azienda, anche se credo che questo provvedimento costituirà un precedente per le altre imprese italiane. Sullo sfondo di tutto questo, tuttavia, oltre all'indagine sull'inquinamento e i veleni, a me inquieta molto quella che relativa a chi ha cercato di intervenire sui processi decisionali della pubblica amministrazione. Mi riferisco a funzionari pubblici e politici che sono stati fin troppo disponibili. Non sappiamo ancora i nomi di tutti gli indagati e mi auguro che quando succederà, queste persone si autosospendano dalle lro funzioni, senza aspettare che intervengano organismi istituzionali o partiti a chiederlo.

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