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20.06.12 - No porcellum e Stati Uniti di Europa: con un partito senza padroni ( dal Blog - La sottile linea rossa del 20.06.2012 )

20.06.2012
Oggi la riforma del lavoro, ieri l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, domani chissà. La politica estera, le alleanze, i matrimoni gay. A leggere l’attualità politica solo con la lente dei critici a prescindere non c’è giorno in Italia senza che nasca una fibrillazione dentro il Pd; un Pd per alcuni “imbarazzato” e “diviso”. Il tutto, naturalmente, ammesso (ma niente affatto concesso) che di “polemiche” si tratti. Già perché molti – e io tra questi – preferiscono parlare di “confronto”. Personalmente lo faccio con orgoglio perché mi sento onorato di militare in un partito che non ha padroni, né portavoce unici, né “linee” stabilite non collegialmente. Un partito che, per fortuna, ha riposto il centralismo democratico nel cassetto di una storia da dimenticare per sempre e prova a vivere il pluralismo – pur tra i tanti limiti di una forza giovane come la nostra e con alcune fughe in avanti di chi si arroga sempre più spesso il diritto di parlare e decidere, lui solo, a nome di tutti gli altri – come un valore imprescindibile. Il valore della libertà e della competizione tra idee. È all’insegna di questo valore che mi aspetto si svolgano le primarie d’autunno. Un’occasione per discutere e mettere sul piatto prospettive, suggestioni, proposte, anche diverse tra loro, ma accomunate da un filo conduttore ben riconoscibile: la condivisione della missione del Pd quale partito dell’interesse nazionale e del bene comune. Il Partito che interpreta gli straordinari cambiamenti della società partendo sempre e comunque dalla centralità della persona, sapendo che il mercato, “sempre riformabile” è uno strumento per ridistribuire risorse, opportunità, ricchezze. Lo strumento prinicpale nelle mani dei governi per creare valore da destinare al soddisfacimento dei bisogni. È questo che distingue la sinistra dalla destra. È per questo che è nato prima l’Ulivo e poi 12 anni dopo il Pd. Partito non di una classe, di una tradizione politico-culturale, di una bandiera. Ma forza del Paese, tutto intero. Su queste basi iniziamo a confrontarci fin da subito. Non su improbabili teorie politologiche, ma su questioni concrete. Il tutto con due presupposti ineludibili sui quali a più riprese la maggioranza del partito – a partire dal suo segretario – ha dimostrato di avere una posizione univoca e ferma. Primo: il no al porcellum. Oggi – e vorrei che tutti lo capissero – non possiamo più in alcun modo prescindere da una nuova legge elettorale. Deve essere la priorità delle priorità. Una riforma da fare SUBITO, entro l’estate, costi quel che costi. Noi siamo il Pd, non un partitino marginale in Parlamento. Dobbiamo avere la consapevolezza di poter sfidare tutte le forze politiche e riconsegnare ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Basta nominati, basta liste bloccate, basta portavoce, portaborse, assistenti, figli di in Parlamento senza rappresentanza e senza consenso sui territori. Votare nel 2013 con l’attuale sistema elettorale sarebbe un suicidio. Nel caso, quindi, non si raggiungesse un accordo entro la fine della legislatura (eventualità che vorremmo ovviamente scongiurare), presenteremo un emendamento per inserire all’attuale legge elettorale le preferenze. Doppie preferenze: un uomo e una donna. Noi non possiamo più dire non si può fare, dobbiamo sfidare le forze politiche e trascinarle in aula su un voto chiaro. A mali estremi, estremi rimedi. Seconda emergenza l’Europa. Vorrei ricordare a tutti che in queste ore è in corso la più importante negoziazione politica degli ultimi anni. A fine mese si deciderà del futuro nostro e delle generazioni a venire. Si sceglierà se conservare la più nobile e ambiziosa idea politica del secolo scorso – l’Europa unita – oppure se tornare agli egoismi nazionali del Vecchio Continente, forieri da sempre di conflitti, squilibri, tentativi di egemonia. Io sono convinto che tutto il mio partito sostenga, con straordinaria convinzione, l’opzione di una maggiore integrazione politica dell’Unione che porti finalmente e definitivamente alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Non solo stesso debito, ma anche stesso fisco, stesso welfare, stessi salari, stesso esercito, stesso premier! È nel nostro Dna; è la conditio sine qua non per dare una prospettiva reale ai nostri figli e per uscire dalla crisi con un nuovo e più equo paradigma di sviluppo. Per queste ragioni ritengo che tutti debbano avere ben presente la posta in palio ed evitare confusioni e ‘rumore’ di sottofondo. Non c’è bisogno, del resto, di essere Kissinger per capire che in un negoziato di questa portata tutto può alterare l’andamento delle trattative, perfino qualche dichiarazione ingenua diramata senza troppo riflettere e magari per una smania di protagonismo frustrata. Monti a Bruxelles rappresenterà tutta l’Italia e il Pd ha il dovere, oltre che l’interesse, di sostenerlo in questo delicatissimo tornante della nostra storia. Non farlo sarebbe da autolesionisti e da irresponsabili.(dal Blog dell' Unità - La sottile linea rossa del 20.06.2012 )

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